Incontro su “Bimbi protagonisti tra
i banchi di scuola” e riflessione sul ruolo
dell’insegnante. La psicologa Scalari:
«I bambini svegli e stimolati di oggi
hanno bisogno di un maestro affabulatore,
che sa tenere insieme il gruppo»
Paola Scalari: «Il compito dell’insegnante è sempre più quello
di cucire i saperi e di aiutare i bambini a organizzarli»
Una volta il maestro era il detentore del sapere e si andava a scuola a imparare. Adesso il sapere si apprende da tante fonti: internet, viaggi, tivù... Perciò il compito del maestro è di riorganizzare il sapere.
E' sempre più un esperto di cucitura, di orientamento e di maieutica». Lo sottolinea Paola Scalari psicologa e psicoterapeuta veneziana, autrice di tanti libri dedicati all'età evolutiva. Lo dice a margine di un incontro tenutosi pochi giorni fa a Venezia, al teatro dei Frari, sul tema “Bimbi protagonisti tra i banchi di scuola”, nell'ambito dell'iniziativa “Dritti sui diritti” promossa dal Comune di Venezia, in collaborazione con l'associazione Ariele, che si occupa di psico-socioanalisi. La società è cambiata e la scuola non è più il luogo quasi esclusivo della trasmissione del sapere. Ma la scuola resta fondamentale, aiuta a tirare fuori ciò che si ha e ad organizzarlo, sviluppa le capacità di cooperazione e di solidarietà, stimola la curiosità e il desiderio di aderire alla vita... Ciò che la scuola deve sempre più evitare, sostiene Paola Scalari, «è di essere spazio in cui il bambino ha il compito prioritario di adeguarsi a programmi, tempi e aspettative degli adulti. Si rischierebbe di svuotare il bambino, anziché di esercitare su di lui la funzione maieutica». Ci si lamenta in misura crescente che gli alunni – alle elementari ma non solo – sono irrequieti, indisciplinati, disattenti: «E' vero quanto il fatto che questa scuola, per sua difficoltà, fatica a relazionarsi con bambini svegli e stimolati, che hanno bisogno di grande capacità di seduzione, cioè di un maestro affabulatore che sa tenere insieme il gruppo». Se c'è questa figura, assume valore la classe come gruppo: «Che serve – rimarca la psicologa - non solo per imparare teorie e tecniche, ma diventa il luogo della socializzazione, dove si impara a stare con gli altri e a concepire la solidarietà e la cooperazione come principi importanti di vita». E se si prende questa direzione, il vantaggio non è solo per i piccoli ma anche per gli adulti: «Vale in primo luogo per gli insegnanti, che altrimenti rischiano di perdere la motivazione a insegnare, finendo per lamentarsi dei bambini, dei genitori, del sistema scolastico... Al centro, invece, ci devono essere l'attenzione e il piacere di stare con gli alunni, ascoltandoli e dando loro la possibilità di raccontare le proprie filosofie di vita, stimolandone l'apprendimento, ma non secondo la logica “quel che io ti dico tu impari”; aiutandoli piuttosto a essere curiosi e a organizzare le proprie conoscenze e relazioni». Una scuola di sarti, insomma. E di esperti di maieutica.
Giorgio Malavasi
«Una volta il maestro era il detentore
del sapere e si andava a scuola a imparare.
Adesso si apprende da tante fonti: internet,
viaggi, tivù... Perciò il compito del maestro
è di riorganizzare il sapere. E’ sempre più
un esperto di cucitura e di maieutica»
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