TECNOLOGIA E PSICOLOGIA
La psicologa veneziana: "II problema non è togliere il digitale ai più giovani, ma educarli a creare e vivere le relazioni"
Spegnere il cyberbullismo con adulti responsabili, studi umanistici e patronati.
Paola Scalari: "Inutile gridare contro i social 'cattivi': gli adulti educhino i ragazzi alla tecnologia"
Cyberbullismo? Dipendenza da smartphone? Contro le devianze tre gli antidoti: adulti responsabili, una scuola che educhi ai valori umanistici e patronati parrocchiali che siano luoghi accoglienti, capaci di promuovere le relazioni.
Ma caviamoci dalla testa di fare opposizione esplicita, o anche solo resistenza passiva, alla civiltà digitale e ai social così abbondantemente usati da adolescenti e ragazzi.
Inutile gridare contro i social. Lo sostiene Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta, che su questo tema oggi così caldo rileva subito il primo passo falso di parecchi genitori: "Del tutto inutile crogiolarsi nel pregiudizio per cui i social sono cattivi, o che fa male stare così tanto in rete o che i ragazzi passano troppo tempo davanti ad un cellulare ... Non servirà a nulla gridare che bisogna impedire ai ragazzi di stare sempre con lo smartphone addosso: assurdo, è come voler fermare il mare. Ormai questi strumenti sono entrati nella vita comune. Ed è vero che il cambiamento verso la società digitale, come tutti i grandi cambiamenti, genera apprensione: anche Socrate era preoccupato della nascita del libro perché aveva pura di perdere il dialogo con i suoi allievi ... ".
Il punto è un altro. Senza attardarsi in lamentele inutili, molto meglio affrontare con positività la questione: "Dobbiamo - riprende la psicologa veneziana - assumere ancora più responsabilmente, come adulti, la funzione educativa. Si tratta semmai di educare alla tecnologia".
Butta il celi, guarda i tuoi figli. Questo è un atteggiamento utile, che discende con serenità anche dalle previsioni degli esperti: per esempio quella per cui il 65% dei bambini che oggi vanno alla scuola primaria sono destinati a fare un lavoro, tra 15-20 anni, che oggi non esiste e che neppure è immaginabile, nelle condizioni attuali. Questo perché la tecnologia continua ad evolvere e ad aprire nuovi scenari e opportunità.
Una più matura assunzione di responsabilità - precisa Paola Scalari - ha a che fare, prima di tutto, con il modo con cui gli adulti usano il mondo digitale. C'è anche un modo sbagliato: "Io sono molto severa con gli adulti che preferiscono stare al cellulare invece di parlare con i propri figli. E una forma di diseducazione se la mamma, quando ha allattato, chatta invece di guardare il proprio bambino; o se il papà, accompagnando il figlio a scuola, invece di chiacchierare con lui, ha telefonato tutto il tempo; o se la zia, quando il nipotino fa una prodezza, invece di guardarlo negli occhi per ammirarlo, lo fotografa per postarlo su Facebook. Sono peccati veniali, d'accordo, ma si può arrivare anche ai peccati gravi: per esempio quando i componenti di una famiglia, al ristorante, sono tutti con il capo chino, ciascuno impegnato con il proprio smartphone. E non stiamo ancora parlando dell'uso perverso della rete, legato a pornografia e pedofilia".
Neogenitori e bambini, investire su di loro.
Paola Scalari: “Con poco si può fare tantissimo. Dopo è troppo tardi”
“Gli adulti non possono esimersi dal conoscere bene il funzionamento del digitale. Non possono dire: ‘non sono affari miei’”
Puntare sulla formazione dei neo genitori, con i quali - con poco - si può fare tantissimo. E il suggerimento di Paola Scalari pensando alle strategie e alle politiche per la famiglia. Soprattutto, precisa la psicologa, per ridurre al minimo i ragazzi che si perdono: "Perché intervenire nell'adolescenza, quando la situazione è già formata e stabilizzata, è molto difficile. Meglio farlo prima".
Per questo, sottolinea la psicologa, una politica lungimirante dovrebbe investire nell'accompagnamento delle giovani famiglie: "Soprattutto quando nascono i figli e quando sono molto piccoli. Si possono mettere in piedi gruppi di genitori, incontri, pensare a persone competenti che vanno per le case a sostenere le famiglie più fragili ... lo farei un grande progetto "0-3 anni" dove collocare molte risorse, per educare e prevenire".
Adulti competenti e che non dicano "non sono affari miei", ma anche valori morali della nostra tradizione cristiana e umanistica: sono gli antidoti migliori, secondo Paola Scalari, a ogni deriva ipertecnologica.
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