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L’ESPERTO - Per Paola Scalari solo con relazioni positive si evita il rischio di isolamento e depressione, sempre in agguato con l’età
La psicologa: «Una buona vecchiaia inizia costruendo buone relazioni fin da piccoli»
Si inizia a invecchiare dalla nascita e si finisce di invecchiare con la morte.

E già da bambini si impara a invecchiare bene, ma ci si può allenare per un migliore invecchiamento fino all'ultimo. Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta, propone questa come regola di fondo: «Si diventa vecchi in un modo che è consono e in rapporto stretto con ciò che si è costruito in una vita».
L'idea è proprio questa: che non si debba aspettare di di- ventare vecchi per imparare a vivere bene la vecchiaia. Anzi, questo sarebbe un errore: «La cosa più triste dell'invecchia- mento – rileva la psicologa mestrina – accade quando arrivi ad un'età avanzata senza renderti conto che non ci sarà più tempo per fare questo o quello... Cioè che la fantasia del tempo infinito, del tempo che non trascorre, per cui puoi rimandare cose importanti della tua vita, è invece in scadenza. Questa è la cosa più tragica».


Paola Scalari esemplifica così un percorso sbagliato; una donna potrebbe pensare così: «Quando sarò vecchia, mio marito - che è sempre in giro starà a casa e finalmente saremo insieme e andremo a passeggio insieme...».
Questa è illusione, sottolinea la psicologa: «Se il marito non ti è vicino quando sei giovane e in età matura, non ti sarà vicino neanche poi. Anzi, sarà terrificante la vecchiaia, perché avere vicino qualcuno che non ti ha amato, che hai aspettato tutta la vita senza che fosse capace di soddisfare i tuoi desideri, ti farà capire nel peggiore dei modi che ormai il tempo è scaduto». Non rimandare sempre a domani. Il rischio è quindi di lasciarsi scivolare la vita tra le mani, coltivando solo desideri: «Il fatto che tu rimandi e pensi che un giorno potrai, che un giorno quella cosa bel- la avverrà, fa sì che arrivi ad un punto in cui il tratto rimanente della vita comincia ad essere più limitato; allora ti rendi conto che tutto quello che avresti voluto fare e hai rimandato non puoi più farlo. Perciò uno dei segreti per in- vecchiare bene è vivere bene ogni epoca della vita. Ogni epoca della vita deve dare la sua giusta dose di soddisfazione».
Perché la vita che noi viviamo è composta da tanti segmenti; e ciascun segmento è diverso dal successivo: «La vita del bambino non è la vita del giovane, dell'adulto, del genitore, del vecchio... Ogni epoca della vita ha le sue bellezze e va vissuta in pieno attraverso la soddisfazione che ti può dare. Certo, tu devi avere dei progetti, perché la vita è tutta un progetto e bisogna morire con un progetto non concluso, perché il progetto è creatività, è la possibilità di proiettarti nel futuro... Ma questa è cosa diversa dal vivere di desideri. Quindi è bene lavorare una vita per realizzare progetti, ma non demandare la felicità ad un futura in cui si compirà un desiderio: è tentativo illusorio e vano».
Il segreto sono le buone relazioni. La logica giusta per invecchiare bene è perciò intessuta di progetti e di proiezioni fattive: «Crescere, studiare, lavorare, mettere su famiglia, occuparti dei genitori anziani e, in generale, riuscire a vivere una vita ricca relazionalmente, aldilà dell'età che hai.

Ragion per cui il segreto è: «Essere, nella vita, persona capace di buone relazioni; ed essere persona capace di costruire durante tutto l'arco della vita relazioni importanti, sia familiari che extrafamiliari. Questo patrimonio è quello che ci fa vivere bene la vecchiaia».
Ma per accumulare questo patrimonio bisogna cominciare da subito a farlo crescere:
«Bisogna saper vivere bene fin da piccoli», rimarca Paola Scalari: «Il bambino che si fa voler bene in classe dai suoi compagni e dalla maestra, la mamma che ha la sua rete di amiche e colleghe, il papà che ha colleghi con cui va d'accordo...: sono tutte esperienze che fanno sì che si sviluppi la capacità di stare con gli altri; una capacità fondamentale, nella vecchiaia, per non finire nell'isolamento e nella depressione».
Giorgio Malavasi

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.