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LA REPUBBLICA DAL 1984

A scuola Dal diario ai compiti piccoli stratagemmi per un inizio slow

14 settembre 2010 - pagina 32 sezione: SALUTE

Se rientrare al lavoro dopo qualche settimana di ferie è cosa non facile, il ritorno tra i banchi dopo quasi tre mesi di vacanza - tra sveglie tardi, pranzi saltati e giochi in spiaggia - è certamente cosa ben più faticosa. Che cosa si può fare per aiutare bambini e ragazzi a rientrare gradualmente nel giusto ritmo della vita quotidiana? Come possono intervenire scuola e famiglia? «Intanto è bene premettere che se fanno un po' di fatica non casca il mondo - precisa Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta che da anni analizza, nei suoi libri, il mondo della famiglia e dei figli - facendo ovviamente distinzione tra fatica ed impegno da una parte e stress dall' altra». Anche perché- ironizza Elena Porro, pediatra di famiglia a Roma - il "dolore" del rientro tra i banchi e nei ritmi invernali è stemperato dalla voglia di rivedere i compagni, dalla curiosità di ricominciare. «Certo sarebbe opportuno - continua - evitare di iniziare subito a pieno ritmo. Uscire già dal secondo giorno di scuola alle 16.30 è pesante, anche perché le nostre scuole non sono strutturate per offrire un' attività fisica sufficiente». Il primo passo per aiutare i ragazzi a rientrare nell' abito invernale è «affiancarli». Andare insieme a comprare diari, compassi e zaini è una piccola gratificazione, così come la condivisione dell' emozione per tutte le cose nuove che impareranno. «È importante, utile e anche bellissimo insegnare che la scuola emancipa, dà strumenti e, soprattutto, appassiona - continua Scalari - bisogna motivarli, enfatizzando quello che studieranno. Fondamentale il ruolo degli insegnanti: nei primi giorni bisognerà accogliere i nuovi compagni e cominciare a costruire il gruppo, ritirare i compiti delle vacanze, perché è un dovere dei ragazzi farli e degli insegnanti controllarli, lasciar spazio, con disegni per i piccoli e temi o articoli per il giornalino per i più grandi, al racconto dell' estate. Sono contraria alle gite di inizio d' anno perché i ragazzi hanno paura, pensano di non essere all' altezza, fanno gli spacconi e gli insegnanti non li hanno in pugno: i gruppi si formano con meccanismi diversi, non perché li si fa stare insieme per un fine settimana». Si impara a conoscersi, insomma, giorno per giorno, anche risolvendo gli inevitabili conflitti. «I primi giorni dovrebbero essere dedicati ad accogliere vecchi e soprattutto nuovi - ammette Chiara Gurrieri, insegnante di scuola media (Lettere) a Roma, con esperienza sia nella scuola privata che nella pubblica - ma non sempre ci si riesce. Nelle private c' è più attenzione, si chiede ai ragazzi di presentarsi ai compagni, si dedica del tempo per spiegare le norme di comportamento, le regole dell' istituto ma anche, banalmente, l' uso del diario. È importante dedicare tempo ai nuovi compagni, soprattutto se non sono italiani perché potrebbero scrivere e parlare con difficoltà. Purtroppo oggi di tempo non ne abbiamo molto, perché le classi sono sempre più numerose e bisogna andar veloci per rispettare i programmi». L' attenzione della famiglia non si dovrebbe esaurire nei primi giorni di scuola. Un punto dolente è quello dei compiti a casa. «Devono farli da soli - spiega Scalari - i genitori dovrebbero controllarli o aiutarli, non sedersi accanto a loro: non diventano autonomi. Inoltre ai colloqui con i professori è bene che vadano entrambi: gli insegnanti dicono cose diverse a mamme e papà. E poi, quando arriva la pagella, se i risultati sono buoni bisogna sottolineare l' impegno del proprio figlio con orgoglio; di fronte a esisti negativi occorre sforzarsi di capire se ci sono problemi cognitivi ed evitare le punizioni per privazioni, del tipo "non giochi più alla playstation", privilegiando invece quelle che aggiungono. Vai male in matematica? Ogni giorno 30 minuti di esercizi in più. Importante organizzare il tempo tra compiti, sport, lingue straniere, musica. Devono farloi ragazzi, scegliendo, se necessario, per imparare a crescere. Ma i genitori possono aiutarli».

INFOGRAFICA PAULA SIMONETTI - SELVIRA NASELLI

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.