Comunicazione relazionale a distanza nella cronaca di un biennio vissuto con il virus di Paola Scalari (edizioni la meridiana 2022)
Occorre ripensare insieme la storia recente. Un biennio di pandemia ci ha repentinamente costretto a cambiare molti stili di vita, di corsa, d’istinto, per superare velocemente ostacoli e paure che ci venivano da fuori, dai corpi e dai nostri modi di passare.
Ma che cosa è successo veramente, cosa è o non è cambiato? E ora che possiamo-dobbiamo fare?
Paola Scalari ripercorre passaggio dopo passaggio le situazioni che hanno turbato e ribaltato le routine quotidiane, con un occhio particolare alle situazioni che impegnavano le relazioni: la scuola, la famiglia, la sanità, i servizi socio-sanitari, lo sport…
Nei numerosi frammenti di storie di vita possiamo rileggere alcune nostre esperienze e provare a ripensarci.
Molti hanno rifiutato le possibilità che si aprivano con l’accesso alle nuove tecnologie; altri non hanno potuto accedervi a causa di problemi tecnici ed economici.
Quel che maggiormente colpisce è il generale atteggiamento di chiusura delle istituzioni: basite, impreparate, pregiudizialmente sospettose hanno chiuso i battenti e hanno lasciato l’iniziativa ai singoli soggetti, senza far circolare altro che circolari di limitazione per la sicurezza che hanno nutrito fantasmi di complotti e comportamenti di diniego.
Ma qualcosa di nuovo è avvenuto. Coloro che fondano la loro attività sulla relazione, operatori sociali, educatori e insegnanti, assistenti e psicologi… hanno iniziato, pur tra mille difficoltà, a provare a percorrere la strada del Web. il nuovo uno strumento ha permesso di mantenere, pur frammentariamente, la continuità della relazione. Con i bambini, con i pazienti, con i parenti, con gli amici.
Ecco dunque da dove nasce la necessità, e l’invito a “migrare nel web” che Paola Scalari lancia.
Senza quella strumentazione tecnologica i rapporti sarebbero andati in frantumi. Chi invece ha prontamente usato videochiamate, Skype, Zoom etc. ha ricreato nuovi e buoni legami attraverso l’uso della voce… (ah quante cose ci fa conoscere la voce, e dell’immagine (quante emozioni fanno vivere insieme gli occhi, lo sguardo reciproco). Certo abbiamo sofferto della mancanza dei corpi, delle convivialità a tavola, delle chiacchiere e delle intimità, ma si sono aperte, seppur virtualmente le case e le stanze, cucine e terrazzi: sono stati creati incontri singoli e di gruppo che hanno permesso di conoscere non solo gli individui, ma i loro contesti di vita. Contesti che ci possono permettere un nuovo quadro osservativo, ben sapendo che il “problema” non è mai solo di un solo soggetto, ma di un intero gruppo di appartenenza. Migrare nel Web ha consentito alcune forme di rigenerazione sociale, laddove è stato attivato reciprocamente ha permesso di sentirsi ancora comunità sociale.
Vien da chiedersi: ed ora che sembra smorzarsi la forza del virus… tornerà tutto “come prima” come per lunghi mesi i cartelli appesi alle finestre si auguravano?
L’invito di Paola Scalari è di provare a lasciar da parte le preoccupazioni, di complottismo e di manipolazione. Il web non è “un grande fratello”, diamo al Web i meriti che gli competono, e pensiamo ad un uso socialmente utile che ne possiamo fare.
Accettare la migrazione dunque?
Ora che i momenti del lutto più alto sono passati forse è il momento utile per riflettere, rielaborare insieme ciò che è stato e che è in atto. Indietro la storia non torna, e niente sarà più come prima.
Si è aperta una nuova fase socio-educativa: occorre rimettere a fuoco concetti chiave sulle relazioni sociali quali distanza e vicinanza, pubblico e privato, individuo e gruppo…
Per coloro che nella scuola lavorano, per ogni operatore sociale, la via è quella di procedere da un io a un noi, costruire un gruppo. Nell’apice della situazione pandemica, i rapporti degli insegnanti in web erano uno a uno più uno più uno… tanti singoli quadri, ogni bambino a casa propria. Ma gli educatori e educatrici maggiormente sensibili e preparate sono riusciti a creare condizioni di scambio e continuità che hanno fatto “sentire” il gruppo: storie a più voci, canzoni cantate insieme, cartelloni virtuali in cui tutti potevano lasciare il proprio segno accanto ai compagni e realizzare un prodotto, collettivo.
Oggi possiamo-dobbiamo considerarci migranti pendolari, con andate e ritorni, con l’uso della comunicazione a distanza … alternato, alla vicinanza. Il libro ci invita a ripensare l’uso che ciascuno di noi può fare senza perdere le competenze acquisite, ma rigenerandole e adattandole allo scopo sociale: conservare vive le relazioni come base della nostra stessa condizione umane, ricostruire quei legami che tengono insieme i soggetti e formano il gruppo.
Domenico Canciani, psicopedagogista
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
© 2010-2020 MdR per Paola Scalari - p.iva 03025800271 - c.f. SCLPLA52L49L736X | Cookies e Privacy Policy