Interpretare è quindi ascoltare…

Interpretare è quindi ascoltare tanti discorsi per arrivare a dare parola alla costruzione inconscia maggiorente significativa che, nella teoria della psicologia sociale analitica, costituisce l’emergente. Significa quindi dare voce al fatto prescelto che collega situazioni mai prima connesse, individuare cosa spinga dall’interno per uscire, acchiappare l’indizio che si mimetizza e che deve trovare collocazione nell’insieme per non rimanere inascoltato, rappresentarsi quello che non viene pronunciato ma che si presenta nella mente dell’analista come un insistente disturbo.

Bisogna intuire qualcosa che sta nell’aria ascoltando il non detto, prenderlo al volo e portarlo a terra rivestendolo con delle parole-immagini- rappresentazioni che lo contengano…

Le affermazioni che interpretano la situazione e danno voce a ciò che aleggia nell’atmosfera dell’incontro sono pronunciate solo quando appaiono nella mente dell’analista come portatrici di possibili cambi di scena da immettere nella co-narrazione. Sono frasi che vanno ad intrecciare le idee del paziente con quella dell’analista fino al compimento di un romanzo dalla trama coerente. Spesso il “casting”, almeno quello degli attori principali è fisso, seppur i ruoli assunti dai diversi personaggi mutino nel tempo. Accade che chi era il buono si trasformi nel cattivo, chi era odiato possa diventare amato, chi non era mai comparso entri prepotentemente in scena e così via a seconda di cosa madri, padri, fratelli, amici, compagni, figli, colleghi, sconosciuti, eccetera, eccetera siano incaricati di portare alla luce attingendo dal mondo inconscio del paziente. Il testo, una volta conclusa l’analisi, continuerà a svilupparsi attraverso l’abilità che il paziente ha acquisito nel produrre da solo i suoi pensieri narrativi pescando con la sua lenza e il suo amo le idee che nuotano sotto il pelo dell’acqua. Usando un’antica immagine l’analista non offre mai pesci, ma insegna a pescare. …

L’obiettivo dell’insieme delle interpretazioni quindi va più nella direzione di costruire un miglior apparato per pensare che a rintracciare fatti sepolti nel passato storico del paziente e ancor meno a suggerire modi di comportarsi. L’analista allora costruisce un testo narrativo a pù voci così come può prendere forma nel contesto attuale di ogni incontro. La storia condivisa dà quindi via via una forma a ciò che emerge nel campo emotivo dove si fa vivo l’inconscio del paziente e dell’analista per trovare ascolto e per suggerire parole che raccontino al paziente chi egli sia.

Related articles