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Commenti

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    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
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    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013
Nuovi padri si affacciano alla vita dei ragazzi di oggi.
Sono padri teneri, attenti ai bisogni dei piccoli, spesso molto presenti nella vita quotidiana dei figli. Sono padri quindi che si smarriscono di fronte alla tempesta emotiva dei loro figli che crescono e… si ribellano.
Questi genitori hanno infatti creduto che amando dolcemente la loro prole e accontentandola l’avrebbero resa felice. Per questo rimangono paralizzati di fronte alle intemperanze dei loro ragazzi e si sentono vinti dalle sfrontatezze delle loro ragazze.
Hanno sempre cercato di andare loro incontro. Perciò non ne capiscono il linguaggio scurrile, le azioni insensate, le bravate pericolose. Si chiedono attoniti: “Perché tanta mal-educazione a fronte del mio impegno?”. Demoralizzati si prodigano. Ma non trovano la strada.
Hanno condiviso con i loro ragazzi sport e uscite, letture e passeggiate. Ed ora non sanno come fronteggiare l’ostilità ripetuta e provocatoria dei loro ragazzi. Cercano allora, in modo spesso del tutto inutile, di riprendere quota con una severità che però non spaventa di certo i loro figli. Gli adolescenti di oggi, infatti, hanno beneficiato troppo di un padre affettivo per poter dar credito ad un padre che vorrebbe far paura. I figli guardano quasi con pietà il modo un po’ patetico in cui questi padri senza autorità si cimentano nel tentativo vano di imporre regole e di punire. Per questi metodi è sicuramente tardi. Anche se non è invece tardi per guardare a come questo clima familiare ovattato abbia reso i ragazzi incapaci di fronteggiare le difficoltà evolutive. Sono infatti ragazzi che non sanno come far fronte alla frustrazione, all’insuccesso e alla fatica. Hanno creduto di poter dominare il mondo senza alcun principio regolatore di tipo paterno. Ora sono spaventati che la realtà non sia così governabile come credevano. E allora provano in mille modi a piegarla al loro volere. Credendosi invulnerabili sfidano la vita e incontrano la morte. Se non quella fisica, seppur l’incolumità sia sempre a rischio per chi beve o corre all’impazzata, sicuramente quella psichica. La vita mentale del ragazzo che non ha introiettato un principio paterno non sottostà alle regole della realtà. E senza un limite entrano nella confusione. L’assenza del confine generazionale segnato da padri che si pongano in maniera dissimetrica rispetto ai figli lascia dunque senza principi guida i ragazzi. Ed inoltre senza padri che abbiano fatto assaggiare la giusta frustrazione i ragazzi si trovano senza la forza di far fronte agli urti della vita. E soccombono di fronte ad ogni più piccolo smacco. Cadono a terra fino al punto di cercare la forza nelle sostanze. O si demoralizzano ricorrendo inutilmente al dominio dell’altro.
Incontriamo così padri affranti che non sanno da che parte prendere figli che usano sostanze. O padri frastornati di fronte agli atti violenti dei loro ragazzi. Si ripetono: “Ma io non gli ho insegnato questo!”. Certo questo è vero. E’ però vero anche che hanno lasciato che l’ambiente familiare sia attraversato dal principio materno. Cioè dall’affettivo che sa sempre comprendere, giustificare, coprire, assecondare, concedere... Delle volte senza capire cosa il figlio covava sotto le sue pretese. Forse proprio il bisogno di un padre che fungesse da freno?
La strada allora che, seppur con gran impegno, questi nuovi papà possono intraprendere è quella di dar voce alla loro rabbia affinché i ragazzi imparino a conoscerla e a modularla con loro. Padri con cui litigare. Padri con cui scontrasi. Padri con cui misurarsi.
Credo che siano questi i papà che i nostri ragazzi reclamano quando non sanno regolarsi nel mondo, quando si smarriscono. Quando si travestono da leoni coprendo così la loro fragilità di imberbi agnellini.



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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.