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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
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    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
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    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013
I genitori quando scoprano che il figlio racconta loro balle si preoccupano. Invece potrebbero essere contenti di questa speciale abilità del loro ragazzo. Ovviamente senza dirlo all’adolescente, negando cioè, con una opportuna frottola, il loro orgoglio genitoriale. Sì, potrebbero essere soddisfatti di avere un Pinocchio in casa, poiché con le sue storielle fantasiose il ragazzo cerca una strada verso l’autonomia. Ed allora, raccontare che va in biblioteca ed invece va a passeggio con una ragazzina, non è una vera menzogna. E’ solo un piccolo sotterfugio per uscire dal controllo di mamma e papà. Ed ancora dire che non ha compiti per casa per andare all’allenamento mentre avrebbe pagine e pagine da studiare, non è un inganno. Ma un modo di non perdere le cose belle della vita. Ed altresì affermare di non aver speso tutti i soldi del compleanno mentre si è dilapidato il suo piccolo patrimonio per un nuovo tipo di casco firmato non è un dramma. Equivale alle sue priorità.
E più i genitori cercano di tenere al guinzaglio il figlio, maggiormente lui cerca di svincolarsi senza amareggiarli. E così con una intelligente storiella creativa, vuole fare tutti contenti. Infatti, anche la creatività del pensiero va a nozze con le bugie. Saperle raccontare bene, non contraddirsi, saperle sostenere sono indice di un’intelligenza acuta e matura. Vi ricordate quando diceva che non aveva rotto lui il giocattolo pur essendo stato fino ad un attimo prima tra le sue manine? Ebbene, allora le bugie che sciorinava per adattare la realtà ai suoi desideri, erano davvero poco credibili. Ora invece, la sua mente le sa creare con maggior arguzia e fantasia. Quindi i genitori possono anche complimentarsi per l’acume con cui le racconta. Certo, senza dirglielo e quindi con faccia tosta sgridandolo e riprendendolo, ma tra di loro mamma e papà possono condividere la bellezza della creatività del loro ragazzo. Magari ricordandosi delle loro piccole e grandi bugie raccontate ai loro genitori. Dire bugie fa parte della fatica di crescere!
Non sono quindi queste piccole menzogne a dover preoccupare. Anzi.
Nemmeno le piccole frottole per sottrarsi ad una ramanzina da parte di mamma e papà a causa di un brutto voto vanno prese come un dramma. In fondo perché dovrebbe ficcarsi nella bocca del leone? Ed anche se non lo sgridate per i brutti voti, è lui stesso che si sente mortificato nel fare con voi brutta figura. Quindi dietro alla frottola di un adolescente, ci sta una grande considerazione per il genitore e non l’inganno.
Ci sono però anche bugie preoccupanti. Esse vanno in due direzioni. La prima direzione riguarda i figli troppo perfetti che nascondono a se stessi la voglia di trasgredire. Adolescenti troppo adeguati che si raccontano di voler stare alle regole dei genitori possono costruirsi due facciate. In una c’è quanto possono considerare adeguato per mamma e papà, e nell’altra la rabbia per questo doversi sempre adattare ed essere sempre all’altezza. Prima o poi scoppiano e questo è davvero pericoloso poiché la deflagrazione può essere davvero micidiale.
La seconda direzione in cui si sviluppa la bugia pericolosa, riguarda i comportamenti a rischio che diventano davvero tragedie se i genitori non se ne accorgono. E di fronte a genitori distratti, i ragazzi devono alzare il tiro affinché mamma e papà li vedano nel loro precario equilibrio tra vita e morte. In queste falsità c’è la fame annegata, l’abusato di sostanze, le corse contromano, i tagli nel corpo… E c’è sempre un ragazzo che nega di stare male. E’ qui che l’inganno deve essere svelato dal genitore. Al più presto. Ma poiché delle volte fa troppo male vedere questi aspetti distruttivi del figlio, mamma e papà non vedono la trave mentre, dall'altra parte, troppi genitori vedono la pagliuzza. Quelli dei ragazzi infelici sono genitori che preferiscono rimanere ciechi.
Ma altri adulti li possono allora aiutare ad affrontare la verità.

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.