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Commenti

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    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Adolescenti e famiglie alle prese con nuovi scenari familiari

Tommaso va dicendo: “Sapessi quanto è bello imparare a comunicare con gli altri e raccontare loro quello che senti. Sapessi quanto sono contenti i genitori quando tu parli… Quando vorrai qualcosa allora sforzati, insisti per farglielo capire,... non lasciar perdere…”. (dall’archivio di F. Berto)


Il futuro non è più un diritto, una certezza, una realtà prevedibile.
Il futuro, allora, va costruito.
La crisi che stiamo attraversando implica questa consapevolezza che sta a noi determinare come esso sarà.
E per costruirlo ognuno dovrà abbandonare l’idea di accaparramento delle risorse a proprio favore per comprendere che il suo domani dipende anche dallo stato di benessere dell’altro.


La crisi ci mette di fronte al fatto che non siamo individui slegati, bensì interdipendenti.
Questo è il salto di mentalità che grandi e piccoli debbono fare per entrare nel domani con la possibilità di creare un mondo abitabile da tutti.
Dall’individuo che arraffa tutto ciò che può alla persona che vive nella sua comunità, con il senso politico della polis, cioè dei legami e della gestione degli stessi tra cittadini responsabili della loro realtà di vita.
Nessuno si salva da solo.
A questo le nuove generazioni vanno educate.
Potranno però conoscere questa verità solo se gli adulti diventeranno capaci di rinunciare ai loro piccoli egoismi per pensare al diverso da sé, all’altro, a chi sta loro accanto investendo nella relazione con il prossimo. Dai legami sciolti (liquidi) in nome di una presunta libertà, alla libertà di investire nelle relazioni umane. Dall’uomo che non deve chiedere mai, all’essere umano che ha bisogno dell’altro.
La responsabilità degli adulti non è solo quella di educare il singolo alunno, figlio, minore quanto quella di garantire contesti umani connessi.
La salvezza sta nel creare dialogo tra la famiglia, la scuola, le agenzie del tempo libero, il sistema dei servizi.
Genitori, educatori, operatori, amministratori pubblici dovranno saper condividere la preoccupazione verso i giovani “legando” questi contesti per creare una comunità solidale, dialogante, compartecipe alla crescita delle nuove generazioni.
Non si insegna ciò che non si testimonia.
Ai ragazzi spetta allora una nuova educazione sentimentale che parte dal rivoluzionario tema del limite. Il limite della sopportabilità del pianeta diventa la presa di coscienza che nulla è illimitato. E prima di tutto la vita.
Educare i ragazzi a vivere con senso la propria esistenza allora significa allenarli alla mancanza foriera di creatività.
E sarà la creatività l’antidoto alla paura del domani capace di infondere il coraggio, ma anche il piacere, di costruire un mondo più sobrio e più vero.
Educare alla pace, cioè alla gestione dei conflitti.
Educare all’amore, cioè al rispetto dei sentimenti altrui.
Educare alla rinuncia del consumo immediato per una meta superiore.
Educare al rispetto verso il diverso che può generare incontri fecondi.
Educare all’impegno e alla fatica per ottenere risultati importanti.
Educare a pensare per non rimanere sempre in superficie.
Educare a non dare nulla per scontato per vivere la bellezza del costruire il domani, il proprio progetto, la nuova realtà che, passata la crisi, sarà il frutto della costruzione dei giovani di oggi.
Credo che a partire dalle perdite necessarie (del superfluo?) daranno vita a un mondo più sobrio, forse più vero, autentico e vivibile.
Almeno lo speriamo.

Incontri

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.