Ogni adolescente entra nella pubertà con sorpresa. Ed è impaurito dai segnali che il corpo gli manda, si preoccupa di essere “normale, di poter piacere all’altro sesso, di poter essere ammirato.
L’attesa dello sviluppo sessuale è stata a lungo prefigurata a casa.
“Quando diventerai un uomo.. . Quando avrai la ragazza… sei così bello che chissà quante donne ti fanno la corte…”. Discorsi comuni. Discorsi che diventano pesanti quando il giovanetto si accorge che a lui piacciono i maschi.
La domanda: “chi sono?” diventa inquietante. La risposta lo spaventa. Sono un omosessuale.
Sarà deriso? Saprà cavarsela? Come dirlo a casa?
Già immagina le scene con papà. Già vaneggia i pianti di mamma. E si sa che spesso le parole sono vere spade che feriscono mortalmente.
Il ragazzo allora mente. Mentre lo fa a casa, fuori casa si guarda intorno per trovare qualcuno che lo aiuti a capirsi. Scopre altri uomini più o meno giovani che lo guardano desiderosi, che si appartano volentieri con lui, che gli fanno capire che lo ammirano.
E prima o poi è magari proprio un uomo adulto che lo inizia alla vita sessuale. Scopre così il piacere, ma vive anche la colpa della trasgressione.
Qualche volta il gioco sessuale invece rimane tra coetanei. Si inizia con una scazzottata, si procede con una lotta fisica, si avanza con una spinta, ma ci si tocca. Ed è quel tocco che elettrizza, dà piacere, appaga.
Così entra nel mondo parallelo degli uomini che amano gli uomini.
Intanto non sa più come tenere a bada mamma con le sue attese di una fidanzata. Magari anche arriva ad accontentarla. E la doppia vita è assicurata. C’è la vita di giorno con l’amica e la vita di notte con i compagni. La scissione è dolorosa.
L’ansia si fa sempre più strada.
Le bugie un giorno non reggono proprio più e il ragazzo ne parla a casa.
E scopre che mamma lo sospettava da sempre, ma che papà non ne vuol proprio sentir parlare. Si sa, agli uomini “veri” l’omosessualità fa paura. Forse perché temono questo lato di se stessi che anche se non è una parte dominante fa parte di loro!
La strada del silenzio li attende tutti e tre. Ma nel silenzio cresce la paura, il rancore, la solitudine. Il ragazzo si sente sbagliato. Odia il fatto di aver deluso i suoi genitori.
E’ questa disistima che brucia più di tutto, questa condanna per qualcosa che non si è scelto, ma è capitato. E’ l’amara sensazione che mamma e papà si vergognano di lui. E la sua immaturità, unita alla solitudine, lo getta tra le braccia di chi lo accoglie. Anche in maniera indifferenziata. Quasi a non tradire l’amore di mamma e papà. Avendo rapporti con chi non ama.
L’omosessualità non è una scelta, non è una malattia, non è una depravazione. E’ una realtà. Perciò i genitori debbono imparare a farsene una ragione per non abbandonare il figlio, ancor giovane, a sotterfugi, promiscuità, inganni che non si sa fino a dove possono giungere.
Altre mamma e papà, invece, pur preoccupati per le maggiori difficoltà che la vita riserva al loro figlio, lo accettano, lo accompagnano nelle scelte amorose, lo approvano.
Fanno spazio in casa all’amico speciale del figlio. Lo conoscono. Ne imparano ad apprezzare la sensibilità, l’affettuosità, la gioia che sa dare al figlio.
Questa modalità aiuta i ragazzi a “non buttarsi via”, a sentire che proprio nel momento del bisogno i genitori sanno stare al loro fianco, che anche loro sono disposti a conoscere un mondo che prima era loro precluso.
Letteratura, pittura, musica, poesia sono state spesso un modo speciale attraverso il quale i maschi omosessuali hanno donato all’umanità il gusto del bello.
Forse allora mamma e papà possono pensare di avere un figlio speciale. E che a loro spetta una lotta speciale contro tutti i pregiudizi verso i ragazzi che amano i ragazzi. Pregiudizi non ancora sepolti, ma in via di estinzione!
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