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Commenti

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    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
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    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Durante la fase puberale le preadolescenti hanno un gran bisogno di rispecchiarsi nelle coetanee. Si cercano, fanno tutto insieme, diventano un’anima sola.

Alle volte può capitare che il cuore di una ragazzina batta più forte per una coetanea. E’ amore? Davvero Saffo è entrato nella sua vita?

Spesso non è così.

E’ solo una fase fisiologica che conduce, proprio attraverso questa fusione con l’amica del cuore, verso la maturità sessuale. E’ come se essere in due consenta di farsi più coraggio per avventurarsi verso l’altro sesso.

Ma questo batticuore speciale può tramutarsi in un sentimento ancora più forte.
Nella mente della giovane adolescente comincia a prendere forma l’idea che sia AMORE… e, si sa, l’amore ha le sue leggi e quindi anche il desiderio di contatto fisico aumenta. E’ la voglia di sfiorare l’amica di, toccarla, starle accanto, essere sempre nei suoi pensieri, sentire il suo corpo, guardarlo…

Allora la doccia in palestra fatta insieme non è più solo un’azione cameratesca, ma un turbamento… il bacio affettuoso quando ci si incontra non è più un gesto d’amicizia poiché il corpo risponde con reazioni mai prima conosciute.

Adesso si fa strada la paura, il timore di dire una parola sentita come minacciosa: sarò lesbica?

Eppure questa parola si insinua aprendo le porte alla paura di doverlo ammettere, alla trepidazione di rivelarlo ai genitori, all’ambascia di cosa dirà l’innamorata.

  • Primo dubbio: svelarsi o non svelarsi all’amica?
  • Secondo dubbio: confessarlo a mamma o tacere?
  • Terzo dubbio: ma come nasconderlo agli amici che potrebbero deriderti?
  • Quarto dubbio? Come dirlo a quegli amici che potrebbero aiutarti a capire cosa ti succede?

Dolore, paura rabbia, confusione. Smarrimento.
Resistere può divenire per qualche ragazza la parola d’ordine. E allora la giovane si “mette insieme” subito a un compagno (di cui non le interessa nulla) per depistare ogni sospetto. Sta male. E’ insoddisfatta. Entra in un vortice di scontentezza… gli esiti sono imprevedibili, ma sicuramente votano all’infelicità.

Qualche altra ragazza invece, sotto la spinta di un atteggiamento moderno senza falsi pudori lo dice a tutti, lo sbandiera ai quattro venti, se ne fa un vanto.

In fondo essere una “diversa” la rende interessante. Può dunque esibire qualcosa che pochi hanno.

  • Provocante: Lo spiattella in faccia al padre che la voleva trattenere in casa affinché non uscisse con degli amici sconosciuti
  • Rabbiosa: lo urla alla madre dicendole guarda che hai tu con il tuo ca… di marito.
  • Fredda: lo afferma davanti alla classe
  • Insinuante: lo confida all’amica e le propone di provare a sentire cosa si prova a stare insieme

L’esperienza può diventare allora concreta. Qualche volta dà vita ad una storia affettuosa e tenera.
Ma molte volte rimane una provocazione dell’adolescente che vuole dire che non è uguale alle altre smorfiose, paurose, regolari.

Ma che orrore essere intruppate!! Lei è diversa. Amare un’altra donna è il suo vessillo.

Questa motivazione di avvicinamento ad una coetanea lascia poi spazio ad altre storie. Magari con dei compagni maschi. Bisogna pur fare il confronto… E allora queste ragazze si definiscono “biadesive” intendendo che, come lo scotch, si attaccano di qua e di là.

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.