Quando mi sono accorto che ero nato muto ho pensato di piangere sempre per farmi capire da mamma e papà. Ma è stato tutto inutile perché i miei genitori hanno invece pensato che piangevo perché ero nato cattivo (Gabriele, sette anni)
Maestro: Cos’è il tempo?
Emanuele: Il tempo è la morte che ti prende un po’ alla volta
Morire vuol dire andare in un altro mondo dove non si ha più paura di morire (Tommaso, nove anni)
Spesso genitori ed educatori domandano come insegnare il rispetto delle regole a figli o ad allievi.
Gli adulti, preoccupati dei comportamenti scapestrati dei giovani, vorrebbero fermarli, ma non ci riescono.E non è che i grandi siano degli incapaci. La cattiva condotta dei giovani riguarda il fatto che è venuta meno la trasmissione di alcune di quelle consapevolezze interiori che aiutano a capire il senso della vita. Capirne il significato implica infatti comprendere che l’esistenza è quel segmento che unisce la nascita con la morte. La vita ha allora una regola fondamentale: si viene al mondo e si lascia il mondo. La storia personale di ciascuno assume allora uno scopo solamente se si pensa a come spendere il tempo tra questi due punti. Agli adolescenti ribelli, disordinati e sregolati allora mancano alcune di quelle esperienze che permettono di arrivare alla competenza di trasgredire per creare un mondo migliore rimanendo però dentro ai binari della realtà. Poco li si educa al valore della vita e ancor meno al posto che ha la morte! Quella vera e non quella dietro allo schermo del pc o della tv! La domanda come farli obbedire, comportare bene, stare dentro alla legalità è dunque senza risposta poiché non si possono insegnare le regole del vivere comune. Imparare a stare bene dentro ai confini della vita è un’altra impresa. E’ un’ avventura che parte da una regolarità familiare fatta del ritmo di vita del gruppo che convive. E’ questa una ritualità che sa trasmettere al bambino un senso di sicurezza poiché il piccino riesce in questo modo a prevedere quando mamma c’è o non c’è e quando babbo è presente o è assente. Ma anche sa regolarsi su quando è ora di mangiare o di dormire… Cioè il prevedibile fa uscire dal caotico.
Trasmettere il senso del limite comporta poi che mamma e papà allaccino un legame parentale che li unisce per sempre. Né separazioni, né divorzi, né morti premature, né abbandoni ingiustificabili lo devono scalfire. E’ infatti la qualità del legame tra i due adulti che lo hanno generato quella che crea nel ragazzo la barriera interiore invalicabile. E’ dunque necessario che il vincolo tra madre e padre sia saldo. Solo questa solidità tiene a bada i desideri edipici che si riattivano con la pubertà e i vissuti narcisisti tipici di ogni adolescente. Il figlio non può scalzare nessun genitore tanto quanto mamma e papà non parlano male l’uno dell’altro o, ancor peggio, si eliminano (coscientemente o inconsciamente) ritenendo il partner un individuo inadeguato, da poco, incapace, colpevole... Qualche volta la gara al primato di genitore migliore è quindi davvero controproducente per ogni ragazzo di casa poiché egli eredita come annullare l’altro e non apprende invece come rispettare chi è diverso da lui.
Dare senso alla regola significa permettere ai figli di sperimentare la loro originalità poiché la legge fondamentale della vita è quella che segna che l’altro è un individuo autonomo e diverso da se stessi. Nessuno può dunque trasmettere il valore della norma se non trasmette il rispetto per l’unicità. E trattare il figlio da individuo speciale significa ascoltare i suoi particolari bisogni senza sovrapporli con i propri desideri, le proprie ambizioni e le proprie aspettative di genitore bisognoso di conferme. E’ dunque la capacità empatica dell’adulto quella che sviluppa il senso della relazione. E questa relazione si fonda sul rispetto del confine che divide ed unisce due esseri umani.
Il senso del rapporto umano viene quindi adoperato dall’adolescente innanzitutto nei confronti dei suoi familiari e dei suoi docenti per capirne paure e timori, desideri ed aspettative senza avvertirsi soffocato, negato, adoperato.
Il senso del vivere collettivo vede inoltre il ragazzo ben inserito in una molteplicità di gruppi di pari dove staziona dentro al cerchio senza attaccarlo, romperlo, svilirlo.
Il senso del vincolo affettivo viene infine sviluppato nella vita amorosa e sessuale di ogni giovane. Egli infatti è capace di unirsi senza desiderare che la compagna o il compagno sia un oggetto che soddisfa i propri desideri anziché una persona da conoscere, capire e ascoltare e con la quale costruire un progetto comune.
E la storia familiare ricomincia.
Paola Scalari e Francesco Berto
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