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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
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    Perchè stupirci?
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    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
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    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013
Sono finite le vacanze natalizie, è epoca di bilanci.
Il resoconto economico della famiglia fa i conti con il dispendio dovuto alla presenza di un figlio adolescente.
Un ragazzo che ha speso soldi per i regali agli amici e ai compagni. Se poi c’è una fidanzatina o un moroso il conto sale. Infatti ad una persona speciale il figlio o la figlia hanno voluto donare qualcosa di importante. Le altre strenne sono invece piccoli presenti, ma che - moltiplicati per il numero impressionante di destinatari - rappresentano, alla fine, una somma importante.
E si sa che di nascosto mamma foraggia per il regalo a papà e viceversa. Quindi altra uscita dal conto di casa. E poi ci sono i doni che porterà loro Babbo Natale. E i ragazzi, anche se cresciuti, hanno visto bene di lasciare sotto l’abete illuminato una bella lista!
Poi c’è l’usuale uscita in montagna e, vista l’età, molta parte dell’abbigliamento ha richiesto di essere cambiata perché divenuta piccola, corta, stretta, fuori moda…
Nel frattempo ci sono state la pizza con i compagni di classe, la cena con il gruppo sportivo, la serata con la parrocchia… Ed ognuna di queste occasioni, organizzate dal gruppo dei giovani per scambiarsi gli auguri, ha richiesto una notevole cifra.
E’ dunque arrivato Capodanno. Fino all’ultimo minuto, l’adolescente di casa, ha dichiarato di non avere nessun programma. In fondo i ragazzi ci dicono che di uscire una notte in più o in meno se ne fregano. Loro sono i padroni delle tenebre per tutto l’anno. E proprio per questo non hanno nessuna voglia di organizzarsi per la data del 31 dicembre. Magari a noi adulti che prepariamo il cenone i ragazzi dicono che, forse, proprio per essere alternativi, rimarranno in casa.
Ma ecco che, all’ultimo istante, una telefonata richiama la tribù ad una uscita di fine anno. Ed allora bisogna sponsorizzare dal vestito nuovo al contributo spese per il cenone, dalla messa a posto dell’acconciatura ai botti per divertirsi. Scopriamo poi che escono dal luogo dove abitano. Magari vanno al mare o ai monti poiché in queste località è usanza fare i fuochi d’artificio all’alba. O finiscono la serata in una rinomata discoteca della riviera o delle dolomiti…
Ed ecco la necessità di finanziare benzina, autostrade e di compartecipare alla revisione gomme, freni... Non solo. I genitori si trovano a pregare di poter pagare anche una camera d’albergo affinché i figli non rientrino all’alba magari dopo una notte insonne e in cui hanno bevuto alcolici a volontà. E via ancora denaro…
Per fortuna poi arriva l’Epifania che come dice il proverbio - tutte le feste porta via -.
Ma ciò che è sicuro è che in una famiglia alla fine il bilancio è in passivo e quello non se lo porta via nessuno!
Certamente si sa che l’occasione del Natale rappresenta - per tutti - una calamita che attira verso il consumo. E si sa anche che le festività sono fatte di spese voluttuarie, di spropositate uscite in alimentari, in budget per vacanze invernali. Ma i ragazzi, per la società dei consumi, sono gli interlocutori privilegiati. Sono prede facili, programmate proprio per consumare. Semplici da agganciare perché per natura desiderano ciò che hanno gli altri diventano senza sforzo il bersaglio preferito di chi li vuole come accaniti clienti. In fondo per un adolescente non avere ciò che i coetanei invece hanno è sicuramente fonte di rammarico. Ma spesso anche per i genitori non dare ai ragazzi ciò che i loro amici esibiscono è fonte di vergogna. E di questo il consumismo si nutre come un mostro famelico. Certo natale è anche il momento in cui il cibo in abbondanza segna la festa o il dono scambiato con un tenero abbraccio sottolinea un affetto.
Ma dobbiamo educare i giovani anche a dei valori che siano più significativi e più umani. Magari facendo in modo che donino qualche giornata al volontariato. E vale anche quello domestico! Facciamoci allora aiutare almeno un po’ a riassettare casa e invitiamoli a risparmiare per rimettere la famiglia in carreggiata.

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.