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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
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    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
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    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013
Natale sta giungendo con le sue intense magie, le sue dolci festività, i suoi mille auguri di letizia…
La famiglia, che si raccoglie attorno al focolare, ne diventa un’icona tradizionale. Sono queste delle immagini romantiche che accompagnano le feste e, in particolare, la notte santa. Sono giochi di luci e di ombre che si alternano attorno all’abete addobbato.
Non per tutti è però possibile costruire questo mondo illusorio fatto di serenità e pace. Alcuni bambini non possono a causa della separazione dei genitori.
Il Natale è uno e le famiglie sono due.
Come dividere i figli nei giorni della festa della famiglia? Spesso in casa scoppia una guerra privata su chi è maggiormente -famiglia- per il figlio. Qualcuno salomonicamente divide con equa alternanza annuale. Vigilia da mamma e famiglia materna e Natale da papà con i parenti del ramo a lui legati. I piccoli si lasciano accompagnare di qua e di là e, alle volte, danno segni di inquietudine con qualche capriccio in più o con un inaspettato febbrone natalizio.
Gli adolescenti invece avvertono una sottile rabbia per questa divisione e possono scaricarla a casaccio. Contestano qualsiasi decisone. La sentono ingiusta. Si arrabbiano. Pretendono regali impossibili. Cercano di creare malumore.
Non è facile farli ragionare. Ma non si può nemmeno lasciarli senza spiegazioni. Non importa se la separazione tra mamma e papà è avvenuta molto o poco tempo fa. Ora i ragazzi si sentono più inquieti che mai. Si avvertono già estranei al loro corpo, si vivono invasi dai loro pensieri senza che possano tenerne le redini. Spesso non si sentono in pieno potere sui loro comportamenti. Perciò hanno paura più che mai di non poter dominare i loro sentimenti. Sentimenti sempre carichi di una irresistibile nostalgia per la famiglia. Quella unita, amorevole, dedita, soccorrevole, calda, affettuosa che ogni figlio desidera e, nostalgicamente, vagheggia soprattutto a Natale quando tutti i contesti culturali la richiamano. Ogni figlio, di separati o no, è pronto a fare i conti con il dato di fatto che la magia non c’è. Al massimo la si può creare con tanta diplomazia, affettuosità e tolleranza.
Ma i ragazzi, figli di genitori divisi, riversano sul divorzio dei loro cari la colpa della mancanza di ogni incantesimo natalizio. Quindi in questo periodo festivo possono essere particolarmente difficili. Non accettano nessuna decisione. Si impongono con brutte maniere. Finiscono per litigare con uno o con entrambi i genitori. Chiedono di andare da un amico, da un’amica, da un lontano zio, in viaggio… ovunque li porti lontani da mamma e papà che sempre di più non sono come li vorrebbero.
Sentenziano che le sdolcinature natalizie sono tutte baggianate.
Approfittano della divisone dei genitori per rincarare la quantità e qualità dei regali.
Esigono un risarcimento al loro dolore. Se lasciati a loro stessi combinano guai.
Non tutti i ragazzi lo fanno. Ma molti di quelli che si sono sentiti senza la terra sotto i piedi quando mamma e papà hanno divorziato, quasi sempre, ci provano.
Eppure i genitori potrebbero far loro un gran regalo. Forse i figli non lo vogliono. Ma è il dono giusto per loro. Potrebbero infatti -insieme o separatamente- offrire ai loro ragazzi una spiegazione in più sul motivo per il quale il matrimonio è svanito. Magari partendo da quando si amavano tanto e da quando l’amore ha fatto sì che mettessero al mondo quel figlio. Una spiegazione quindi da grandi.
Un dialogo senza rancori.
Un discorso senza recriminazioni.
Una tristezza condivisa senza guerre in corso.
Provare per credere agli effetti magici di una sincera e pacata narrazione dei fatti!
Dopo magari si può chiedere all’adolescente ribelle di dare in dono ai fratellini nati dalle nuove unioni di mamma e di papà un Natale da vivere tutti insieme.
In fondo il Natale è un momento speciale solo per i piccini!
L’adolescente può ora renderlo tale a chi in casa deve ancora crescere e scoprire come la realtà alle volte sia dura. Quando un ragazzo è richiamato alle sue responsabilità verso chi è piccolo può strabiliare con atteggiamenti che fanno esclamare: “E’ un miracolo!”
Ma un po’ di sana illusione il 25 di dicembre non fa male.
Purché sia amorevolmente condivisa!

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.