Conoscere quali sono i meccanismi profondi e inconsci che portano un figlio a maturare una sua identità sessuale, aiuta a comprendere meglio cosa sta attraversando.
Osserviamo il cammino di un figlio maschio all’inizio dell’adolescenza. Il ragazzo si trova a lottare con il desiderio edipico di unirsi alla madre. E quindi diviene fondamentale la presenza fisica del padre che funge da barriera protettiva in quanto è lui che ha un legame esclusivo con la moglie.
Il ragazzo cerca allora la vicinanza con il padre. Ma questa intimità diventa minacciosa perché alimenta fantasie omosessuali. E il preadolescente si spaventa per l’attrazione che prova verso il genere maschile.
Sente allora il perentorio bisogno di differenziarsi con tutte le sue forze dal papà. E, anche se desidera seguirne i medesimi interessi, si trova costretto ad appassionarsi proprio a ciò che a papà non piace. Ed ancora anche se è attratto dagli studi già compiuti da papà, si trova costretto a cercare un’altra strada per la sua istruzione poiché non può proprio ripercorrere quella del genitore.
E il padre invece di rendersi conto di quanto affascini il figlio e, nello stesso tempo, lo spaventi con la sua attrattiva, liquida il tutto con un “sei un bastian contrario”.
Forse un po’ di comprensione su quanto sia oggi difficile per i ragazzi rinunciare al piacere di avere accanto questi nuovi padri affettuosi ed affascinanti andrebbe meglio evidenziata. Anche se ancora si incontrano padri latitanti che, lasciando libero il campo di battaglia, lasciano così i figli in balia della paura di essere troppo attratti dalla madri.
Alla fine, al ragazzo non rimane che allontanarsi da entrambi i genitori e rivolgersi ad altri figli maschi come lui.
Il gruppo dei compagni dello stesso sesso svolge allora una funzione che ripara il maschio sia dal desiderio sessuale verso la madre sia dal sottomettersi passivamente al padre.
Osserviamo adesso il cammino di una figlia femmina. La ragazza è spinta e verso il padre e cerca protezione avvicinandosi al genitore dello stesso sesso. Ma l’identificazione con il corpo materno è ben più complessa di quella che ha vissuto il suo coetaneo maschio.
Mentre per il figlio maschio l’identificazione con il padre passa per le espressioni del corpo quali la forza, il vigore e la rapidità, l’identificazione delle figlie femmine con la mamma comporta invece il paragone con il corpo stesso della madre.
La madre, con la sua femminilità, è una persona che la figlia invidia per la sua comprovata capacità generativa alla quale la ragazza non può ancora contrapporre la propria.
E si trova così a malignare sul corpo materno dal quale vuole a tutti i costi differenziarsi. La fanciulla critica direttamente la madre per la sua flaccida mollezza o per il suo ventre protuberante, o la ingiuria indirettamente per il suo abbigliamento e le sue scelte estetiche.
E i battibecchi tra madre e figlia sulla scelta dei vestiti, sulla scelta della pettinatura, sul trucco sì o no, sono proprio all’ordine del giorno.
Poiché oggi le donne dedicano una forte attenzione al fisco per mantenersi giovanili, attraenti, seducenti, le ragazze sviluppano una forte competizione estetica con la madre che le induce a controllare spasmodicamente il loro corpo.
Ed è da questo desiderio di controllo che prendono il via i sempre più frequenti disturbi alimentari delle preadolescenti.
Anoressia e bulimia, nelle loro pur diverse criticità sintomatica, sono dunque l’espressione proprio di questa paura di entrare in competizione con il corpo materno.
La necessità di proteggersi da questo confronto spinge allora la ragazza a prendere un amica del cuore come punto di riferimento.
L’amica dello stesso sesso serve dunque da ancoraggio per riversare su di lei i confronti, i paragoni, le invidie che non si possono affrontare direttamente con la mamma. Il soppiantare la madre è quindi reso tollerabile da questa presenza.
Le ragazze inoltre non esitano a dichiarare il proprio amore per l’amica che non è temuta come oggetto omossesuale poiché la tenerezza vince sulla minaccia di intrusione.
La minaccia omosessuale al femminile non trasmette perciò la stessa rappresentazione di violenza intrusiva che è insita in quella maschile.
E dopo questo breve, quanto intenso terremoto emotivo, i preadolescenti sono pronti ad amare con passione un ragazzo o una ragazza trovando nel partner la possibilità di vivere sentimenti affettivi intensi quanto soddisfacenti.
Paola Scalari e Francesco Bero
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