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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
  • Renata ha scritto Altro
    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
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    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Paola Scalari ha scritto Altro
    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Domenico ha scritto Altro
    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Tutto comincia con qualche innocente mania. Alessia non vuole più mangiare perché ha sentito parlare della mucca pazza. Elia teme di intossicarsi con i latticini. Vania vuole poter indossare dei jeans stretti che le sono stati regalati. Francesca decide di assomigliare alle sue amiche che sono, secondo lei, tutte più belle e in linea. Patrizia è spinta dalla mamma a perdere quei chili di troppo che le danno l’aspetto di una bimba paffuta. Lucrezia respinge decisamente tutti i cibi che contengono carboidrati e zuccheri.

Tutto continua con qualche fissazione di troppo. Mariasole pesa ossessivamente gli alimenti che mangia. Linda maniacalmente conta e riconta le calorie del suo pranzo. Rebecca si mette a completo digiuno se trasgredisce, anche una sola volta, le sue ferree regole lasciandosi tentare magari da un pezzetto di pane appena sfornato. Carolina non si vuole più sedere a tavola. Nicola viviseziona ogni boccone che deve portare alla bocca. Annachiara si chiude in modo sospetto in bagno dopo il pranzo perché deve vomitare.
Tutto si esaspera con indescrivibili drammi familiari. Madri angosciate vedono la figlia prosciugarsi, giorno dopo giorno. Padri disperati non sanno come porre freno alle cosiddette diete della loro figlia. Fratelli innocenti sopportano le deliranti scenate che avvengono ogni sera all’ora della cena tra mamma, papà e sorella. E intanto il giovane affetto da disturbi alimentari si compiace della sua magrezza. Vive la sua macilenza non tanto come simbolo di bellezza, quanto come indicatore della sua capacità di tener testa e vincere ogni desiderio. Potremmo dire che chi digiuna si sente superiore alla feccia umana che è volgarmente assoggettata da un corpo famelico.
Non mangiare rappresenta quindi il trionfo di un adolescente, ma più spesso di una adolescente, sui bisogni, sui desideri, sulle tentazioni. Per questi ragazzi non vi è, infatti, piacere più appagante che non avere alcuna necessità. La sensazione di vincere la fame, dominarla, annientarla e sconfiggerla procura una eccitante estasi. Dapprima il piacere per quella bilancia che va sempre più indietro è sottile. Poi il godimento per quel ventre che morde dall’interno senza averla vinta diventa affascinante. Infine non si avverte più nulla ed è il massimo trionfo sulla debolezza umana. Rimane solo la sensazione di forza, di dominio, di vittoria di chi ha debellato la sensazione di dipendenza.
Ed ecco l’esercito di queste creature-senza-alcun-bisogno consumarsi con lo studio, disfarsi in ore ed ore di ginnastica di ogni tipo, affermare orgogliosamente di non essere mai stanchi.
Sveglia all’alba per ripassare. Ed ogni giorno le lancette arretrano di qualche minuto poiché il bisogno di darsi da fare, studiare e logorarsi aumenta.
Diminuzione quotidiana del cibo introdotto. Ed ogni giorno il piatto si svuota, contiene solo qualche foglia verde, si priva di ogni contenuto fino a rimanere completamente inutilizzato.
Visione distorta di sé. Ed ogni richiamo all’eccessiva magrezza diventa un insulto poiché la giovane affetta da disturbi alimentari si vede grassa. Terribilmente cicciona. Angosciosamente bene in carne. Sempre. Qualunque sia il suo peso. Odia chi le dice che indossa inutilmente maglie larghe, chi la richiama a comportamenti alimentari più sani, chi la raccoglie, prima o poi, esamine per un collasso.
Tutto si conclude se non si pensa sia una storia passeggera. Il rifiuto di sedersi a tavola, l’angoscia di fronte all’eccesso di calorie, il controllo estremo della alimentazione rappresentano allora dei segnali importanti a cui dare ascolto. Non sono stupidaggini transitorie. E tanto meno mode dettate da top model filiformi. Questi atteggiamenti sono invece il segno di un disequilibrio tra mente e corpo che va intercettato e curato più velocemente possibile. Questi comportamenti sono dunque il campanello d’allarme di uno sviluppo sessuale mal riuscito. Spesso l’anoressia è il sintomo che racconta di una profondo disagio accumulato negli anni precedenti. Qualche volta troviamo un corpo usato o abusato sessualmente in tenera età. Un corpo che nell’adolescenza viene privato di ogni piacere affinché rimanga infantile, affinché scompaia, affinché, chi se lo porta appresso, non si senta colpevole di amarlo. E quello di digiunare è il crudele cilicio indossato per condannare un corpo desiderato e desiderante.

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.