Tutto comincia con qualche innocente mania. Alessia non vuole più mangiare perché ha sentito parlare della mucca pazza. Elia teme di intossicarsi con i latticini. Vania vuole poter indossare dei jeans stretti che le sono stati regalati. Francesca decide di assomigliare alle sue amiche che sono, secondo lei, tutte più belle e in linea. Patrizia è spinta dalla mamma a perdere quei chili di troppo che le danno l’aspetto di una bimba paffuta. Lucrezia respinge decisamente tutti i cibi che contengono carboidrati e zuccheri.
Tutto continua con qualche fissazione di troppo. Mariasole pesa ossessivamente gli alimenti che mangia. Linda maniacalmente conta e riconta le calorie del suo pranzo. Rebecca si mette a completo digiuno se trasgredisce, anche una sola volta, le sue ferree regole lasciandosi tentare magari da un pezzetto di pane appena sfornato. Carolina non si vuole più sedere a tavola. Nicola viviseziona ogni boccone che deve portare alla bocca. Annachiara si chiude in modo sospetto in bagno dopo il pranzo perché deve vomitare.
Tutto si esaspera con indescrivibili drammi familiari. Madri angosciate vedono la figlia prosciugarsi, giorno dopo giorno. Padri disperati non sanno come porre freno alle cosiddette diete della loro figlia. Fratelli innocenti sopportano le deliranti scenate che avvengono ogni sera all’ora della cena tra mamma, papà e sorella. E intanto il giovane affetto da disturbi alimentari si compiace della sua magrezza. Vive la sua macilenza non tanto come simbolo di bellezza, quanto come indicatore della sua capacità di tener testa e vincere ogni desiderio. Potremmo dire che chi digiuna si sente superiore alla feccia umana che è volgarmente assoggettata da un corpo famelico.
Non mangiare rappresenta quindi il trionfo di un adolescente, ma più spesso di una adolescente, sui bisogni, sui desideri, sulle tentazioni. Per questi ragazzi non vi è, infatti, piacere più appagante che non avere alcuna necessità. La sensazione di vincere la fame, dominarla, annientarla e sconfiggerla procura una eccitante estasi. Dapprima il piacere per quella bilancia che va sempre più indietro è sottile. Poi il godimento per quel ventre che morde dall’interno senza averla vinta diventa affascinante. Infine non si avverte più nulla ed è il massimo trionfo sulla debolezza umana. Rimane solo la sensazione di forza, di dominio, di vittoria di chi ha debellato la sensazione di dipendenza.
Ed ecco l’esercito di queste creature-senza-alcun-bisogno consumarsi con lo studio, disfarsi in ore ed ore di ginnastica di ogni tipo, affermare orgogliosamente di non essere mai stanchi.
Sveglia all’alba per ripassare. Ed ogni giorno le lancette arretrano di qualche minuto poiché il bisogno di darsi da fare, studiare e logorarsi aumenta.
Diminuzione quotidiana del cibo introdotto. Ed ogni giorno il piatto si svuota, contiene solo qualche foglia verde, si priva di ogni contenuto fino a rimanere completamente inutilizzato.
Visione distorta di sé. Ed ogni richiamo all’eccessiva magrezza diventa un insulto poiché la giovane affetta da disturbi alimentari si vede grassa. Terribilmente cicciona. Angosciosamente bene in carne. Sempre. Qualunque sia il suo peso. Odia chi le dice che indossa inutilmente maglie larghe, chi la richiama a comportamenti alimentari più sani, chi la raccoglie, prima o poi, esamine per un collasso.
Tutto si conclude se non si pensa sia una storia passeggera. Il rifiuto di sedersi a tavola, l’angoscia di fronte all’eccesso di calorie, il controllo estremo della alimentazione rappresentano allora dei segnali importanti a cui dare ascolto. Non sono stupidaggini transitorie. E tanto meno mode dettate da top model filiformi. Questi atteggiamenti sono invece il segno di un disequilibrio tra mente e corpo che va intercettato e curato più velocemente possibile. Questi comportamenti sono dunque il campanello d’allarme di uno sviluppo sessuale mal riuscito. Spesso l’anoressia è il sintomo che racconta di una profondo disagio accumulato negli anni precedenti. Qualche volta troviamo un corpo usato o abusato sessualmente in tenera età. Un corpo che nell’adolescenza viene privato di ogni piacere affinché rimanga infantile, affinché scompaia, affinché, chi se lo porta appresso, non si senta colpevole di amarlo. E quello di digiunare è il crudele cilicio indossato per condannare un corpo desiderato e desiderante.
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