Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide background
Slide background

Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
  • Renata ha scritto Altro
    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
  • Marcella ha scritto Altro
    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Paola Scalari ha scritto Altro
    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Domenico ha scritto Altro
    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013
La storia
E' sera. Marito, moglie e la madre di lui hanno appena finito di cenare. La televisione, tenuta accesa, ha impedito ogni contatto tra di loro.
Mentre passano dalla cucina al salotto, cioè da un televisore ad un altro, la vecchia signora approfitta del brevissimo momento di.... vuoto televisivo per tirare a cimento i due sposi riproponendo un vecchio discorso ed afferma decisa: "Avete tutte e due più di trent'anni! Cosa aspettate per mettere al mondo un figlio!"
Nessuno la bada. Allora cerca si sollecitarli con questa domanda: "Adesso che siete sposati da quasi dieci anni, che avete finito di sistemare questa vecchia casa rendendola confortevole, accogliente e moderna, che vi sentite appagati da viaggi, divertimenti e vacanze più o meno esotiche, che entrambi vi siete realizzati nel lavoro, che possedete un'auto di prestigio, non vi sembra sia giunto finalmente il momento di darmi un nipotino?"
Nessuno fiata. E la signora continua: "Più aspettate più vecchia divento e meno forze avrò per aiutarvi a tirarlo su!"
La nuora, come risposta, alza il volume della televisione del salotto. La suocera però non sopporta di essere ignorata e l'attacca alzando a sua volta la voce: "A meno che ...? - e si ferma indecisa-. "A meno che....cosa?" interviene il figlio. "A meno che tua moglie non ne possa avere" è l'affondo della madre.
La nuora para la stoccata e parte all'assalto: "E se ad essere sterile fosse invece suo figlio?" Tutti tacciono. Solamente la televisione continua a parlare, ma racconta altre storie. Non dice che dopo anni di matrimonio trascorsi per offrire ad un eventuale figlio tutte le serenità e le agiatezze possibili, marito e moglie avevano già deciso di mettere al mondo un bambino, che la loro attesa è stata vana, che più il tempo passava e più si accanivano a cercarlo, più il figlio non arrivava.
Quella che arriva, invece è un'altra sera. Marito, moglie e la madre di lui stanno cenando. La televisione della cucina, proprio perché è spenta, comunica che c'è qualcosa di importante che gira nell'aria. Ma tutto è silenzio. L'abitudine che sia solo la TV a parlare e a raccontare non è facile da sradicare! Quando la cena sta ormai per finire si sente una voce dire: "Sono incinta. Aspetto un bimbo."
Il primo pensiero del marito è rivolto verso la moglie: "Adesso che diventa mamma dovrà finalmente mettere da parte il lavoro e la carriera! Solamente se si licenzia potrà occuparsi del neonato!".
Il primo pensiero della moglie è rivolto verso il marito: "Adesso che diventa padre dovrà finalmente impedire a sua madre di entrare nella nostra vita impossessandosi del bambino!"
Il primo pensiero della suocera e diretto verso i due giovani: "Adesso che hanno un bambino, indaffarati come sono, dovranno finalmente chiedere il mio aiuto per tirarlo su bene. Non li vedo proprio come genitori! E, anche se gli anni cominciano a pesarmi, sento che dovrò fare da mamma, oltre che a loro due, pure al loro figlio!"
E finalmente Giangiacomo nasce. E' un bel bambinone. Pesa oltre quattro chili. Succhia il latte con avidità. Esprime forza e determinazione. Ma è pur sempre un neonato inerme, fragile, bisognoso di tutto, ed invece....si trova a dover far fronte alle aspettative dei suoi familiari.
La nonna dopo aver cercato e trovato una vecchia foto del figlio appena nato la mostra alla nuora affermando orgogliosa: "Guarda tuo figlio e poi osserva questa vecchia foto di tuo marito. Sono identici! Sembrano fratelli gemelli, due gocce d'acqua. Speriamo che gli assomigli anche nel carattere. Mio figlio è così buono...!"
E la neo-mamma ferita da tanta presunzione, ma soprattutto preoccupata che Giangiacomo si lasci tentare da questa eredità familiare, le risponde acida: "Farò di tutto perché non sia un mammone come lui!"
Il marito, nel tentativo di porre fine alla disputa e di salvare comunque le aspettative della vecchia madre depositate sul nipote e contrastate invece dalla moglie che sogna un figlio diverso dal padre, obietta: "A parte il fatto che mia madre è stata un'ottima mamma e mi ha cresciuto bene, se vuoi che nostro figlio non sia condizionato da lei non devi far altro che licenziarti dal lavoro e prenderti cura di lui."
Tutti rimangono fermi nelle loro posizioni iniziali in attesa che il neonato faccia il miracolo, ma non succede niente.
La madre, contrariamente ai desideri del marito, ritorna al lavoro quando il figlio ha pochi mesi di vita.
Il padre, contrariamente ai desideri della moglie, continua a non staccarsi dalla madre e a viversi ancora come figlio.
La suocera, contrariamente ai desideri della nuora, si occupa di Giangiacomo per tutto il tempo che la madre sta al lavoro, e anche dopo.
E i litigi sono all'ordine del giorno.

L'indagine
Mariti e mogli, oggi, si trovano sempre più spesso nella condizione di programmare la nascita di un figlio. La contraccezione, l'aborto o la fecondazione artificiale li aiutano nella convinzione di poter dominare la propria fertilità. La pianificazione della nascita di un bambino, l'illusione di controllare questo evento e la convinzione di poter programmare la propria vita e quella altrui, però, possono complicare od anche bloccare il loro passaggio verso la nuova ed ancora sconosciuta identità di mamma e papà.
Progettare un figlio non significa infatti per i genitori pianificare la propria vita con lui, ma iniziare a fantasticare su come interpretare questa nuova realtà. Quando il piccolo nascerà dovranno comunque essere disponibili ad ascoltare le sue esigenze e ad abbandonare ogni idea che le cose vadano come le avevano pensate. Non è il figlio, dunque, ad assecondare i programmi dei suoi genitori, bensì sono madre e padre a formarsi a partire dal bimbo che incontreranno.
Mamma e papà possono tuttavia prepararsi a questa nuova impresa prima riflettendo separatamente su come ciascuno interpreta la sua nuova funzione, poi pensando insieme su come diventare una coppia genitoriale. L'uomo infatti non potrà più essere solamente il solerte protettore della moglie, ma dovrà spostare questa sua idea di protezione anche sul figlio. La donna non potrà più essere solamente la solerte compagna del marito, ma dovrà dedicare questa sua attenzione anche al figlio. Sono spostamenti che vanno pensati e rielaborati dai nuovi genitori per non trovarsi poi sprovvisti dell'autentica disponibilità a modificarsi quando il bimbo nascerà e la realtà cambierà. Essere colti alla sprovvista in un momento in cui il figlio assorbe energie, pensieri ed attenzioni può infatti lasciare -senza parole- i contrasti e le disillusioni che emergono tra i due coniugi. E questo silenzio tra di loro può preludere ad allontanamenti ed incomprensioni impossibili poi da gestire.
L'uomo, allora, è bene sia consapevole che ogni donna, diventando madre, deve realizzare un profondo cambiamento nella percezione di sé, deve cioè essere disponibile a trovare un nuovo modo per integrare le sue diverse parti di figlia, di moglie, di nuora, di lavoratrice..., riformulandole a partire dalla sua nuova dimensione di madre.
Essere mamma, infatti, non è una definizione che una donna può aggiungere alle precedenti definizioni di se stessa, ma è invece una nuova, importante e determinante caratteristica che va a toccare e a mettere in discussione tutte le altre. Ogni donna quindi, a partire dalla nascita del figlio, si trova a dover smantellare quanto aveva prima costruito per rimetterlo di nuovo in gioco. E' un salto trasformativo che cambia inevitabilmente la sua dimensione soggettiva e relazionale e che può essere maturante anche per il partner, se è disposto a cambiare assieme a lei.
Cambiare comporta però un lavorio importante, a volte doloroso, sovente inquietante. Paure indefinite e desideri di tornare indietro si alternano a speranze e determinazione nell'andare avanti. Ansie e patemi per una realtà sconosciuta e imprevedibile si mischiano con soddisfazioni e gratificazioni per quanto si sta facendo.
Sono alti e bassi purtroppo inevitabili con i quali i nuovi genitori devono comunque imparare a convivere.

La scoperta
Ogni donna, durante la gravidanza, continua segretamente a chiedersi : "Come ha fatto mia madre a svolgere il suo doppio ruolo di mamma e di moglie?'" Ogni donna cioè, mentre è in attesa del figlio, indaga i suoi ricordi alla scoperta della propria madre e cerca di rivederla e risentirla dentro di sé nel doppio ruolo di -la mia mamma- e -la moglie di mio papà-. Un po' la invidia per le sue capacità e le sue competenze, un po' la critica per le sue incapacità ed i suoi sbagli. Alle volte però, questo percorso di scomposizione e ricomposizione della modalità con cui la propria madre ha svolto queste funzioni è emotivamente così impegnativo per la futura mamma da costringerla a svolgere questo suo lavoro di esplorazione con una figura sostitutiva. Ecco così che le critiche rivolte alla madre scompaiono dalla scena per far posto alle stesse critiche rivolte però alla suocera. E la suocera è la persona più adatta per diventare il bersaglio di sentimenti ed opinioni che la neo-mamma non riesce ad affrontare direttamente con la propria madre.
Il partner non deve prendersela per queste schermaglie tra la propria madre e la mamma del suo bambino. E può rimanere neutrale se riesce a convincersi che è proprio attraverso la relazione conflittuale con la suocera che la sua donna evita dolori insopportabili, intuizioni inammissibili, conflitti insostenibili e pensieri inaccettabili, ma soprattutto se riesce a cogliere l'opportunità che queste diatribe gli offrono per scoprire la relazione che egli stesso ha con i suoi genitori.
Un uomo ed una donna che, dopo la nascita del figlio, non hanno cambiato qualcosa nella percezione e rappresentazione dei propri genitori, è come se si fossero appiccicati addosso l'identità di madre o di padre senza diventarlo realmente, senza cioè esserlo fino in fondo. Ecco perché prepararsi alla nascita di un figlio per il nuovo padre e la nuova madre non significa solo immaginarsi il loro bimbo, ma vuole anche dire rivisitare e riflettere come essi stessi siano stati figlio e figlia nella esclusiva relazione con la propria mamma ed il proprio papà.

Il suggerimento
Prepararsi a diventare madre e padre richiede alla donna ed anche all'uomo che hanno concepito insieme il figlio la disponibilità ad incamminarsi sulla strada che li conduce ad interpretare il nuovo ruolo materno e paterno in maniera originale e personale pur mantenendo ciascuno una continuità con i propri modelli familiari. E' un cammino che comporta la perdita di alcune immature dimensioni infantili per raggiungerne altre di nuove e di più adulte da mettere a disposizione del bambino. I neo genitori, consapevoli di dover percorrere questa strada, possono poi attraversare tutti quei riti sociali che, oggi, hanno sostituito quelli naturali della famiglia allargata.
Nel terzo millennio fanno da preludio alla nascita del figlio la partecipazione della madre al corso di preparazione al parto e l'investimento, da parte del padre, di denaro per l'acquisto di una prestigiosa cameretta e di un altrettanto prestigioso corredo per il nascituro. La prima ritualità è andata via via sostituendo il parlare tra donne tipico di un'epoca precedente, la seconda ha sostituito invece, attraverso la dimostrazione del potere economico del futuro papà, quella prova di virilità che in tempi passati era invece data dal mettere al mondo figli maschi.
Le odierne ritualità che precedono la nascita del figlio sono dunque consuetudini che aiutano la coppia a sentirsi appartenente ad un nuovo gruppo di riferimento, quello delle mamme e dei papà.


In collaborazione con Francesco Berto

Incontri

Novembre 2024
LMMGVSD
1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30
Dicembre 2024
LMMGVSD
1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.