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Commenti

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    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013
La mamma di Piero, un bambino di 14 mesi, telefona ad un'amica: "Dopo infinite discussioni e dopo aver valutato attentamente tutte le possibili soluzioni, licenziamento, part-tyme, nonni, baby-sitter, nido, abbiamo finalmente preso la grande decisione di iscrivere il bimbo all'asilo nido per consentirmi di riprendere il lavoro. Adesso però, per fare in modo che questa scelta sia davvero la migliore, devo mettermi alla ricerca del nido più moderno e delle educatrici più preparate. Voglio che mio figlio sia in buone mani!"

"Non ho trovato nessun posto che abbia solamente caratteristiche positive, le suggerisce l'amica. Devi fidarti del tuo... naso, e soprattutto devi essere tranquilla se vuoi che Piero affronti fiduciosamente e tranquillamente questo suo primo grande distacco!"
La madre dopo alcuni giorni ritelefona all'amica e confidente: "Avrò visitato una decina di nidi, e come mi avevi detto, nessuno mi è sembrato adatto per Piero. O troppo moderni, troppo all'avanguardia, o troppo obsoleti. Ce n'era uno che mi piaceva un po' più, ma il cortile mi sembrava quello di un carcere chiuso com'era da alte mura! Ce n'era poi un altro che...." L'amica la interrompe: "Mi sa che questa tua ricerca sia un buon espediente per rimandare sempre più in là la separazione da tuo figlio! Quanto manca alla ripresa del tuo lavoro?". "Oh Dio, è lunedì della prossima settimana! Come passano in fretta i giorni. Devo affrettarmi!" è la reazione della madre-"
Sotto l'incalzare del tempo il nido viene scelto velocemente ed arriva finalmente il giorno dell'inserimento di Piero.

La signora arriva all'asilo col figlio e viene accolta dall'educatrice che ha in carico il bambino.
Fin dal primo momento il bimbo è affascinato dall'ambiente colorato, è attratto dai molti giochi ed è soprattutto colpito dalle grida gioiose dei bambini che si tuffano in una piscina piena di palline colorate.
Non lascia mai però la mano della madre.
Ad un certo punto la tira verso lo spazio gioco dove si ferma indeciso. E' grande il desiderio di imitare gli altri bambini, ma la paura di staccarsi lo frena.
La madre percepisce questa difficoltà del figlio e si ritrova a stringere sempre di più la mano con la quale è attaccata a Piero come se volesse trattenerlo accanto a sé.
Madre e figlio si guardano attorno impauriti, incerti e confusi.
Sono entrambi alla ricerca di un sostegno, di una rassicurazione, di una protezione per poter andare avanti.
E si trovano accolti e protetti dalla vigile attenzione dell'educatrice che attraverso il suo sguardo incoraggiante e sicuro invoglia il bimbo ad entrare nella piscina di palline colorate e invita la madre a mollare la presa fiduciosa che non succederà niente di irreparabile.
E' Piero che per primo decide di lasciare la mano della mamma! Lo vediamo infatti entrare guardingo e sospettoso dentro la piscina.
Un primo distacco è avvenuto.
Dura però solo pochi attimi perché la paura che la madre sparisca è più forte del piacere del gioco.
La mattinata trascorre tra continui distacchi ed avvicinamenti.
Anche nei momenti in cui se ne sta da solo a giocare, Piero non perde mai di vista la madre così come cerca continuamente lo sguardo attento e sicuro dell'educatrice.
E' inevitabile che prima o poi si scontri con la presenza di altri bambini più grandi e, quando succede, Piero non si difende piangendo, ma torna dalla madre che, nel frattempo, sta parlando di lui con l'educatrice.
Durante uno dei tanti riavvicinamenti alla madre Piero prende la mano dell'educatrice per un attimo, per poi ritornare immediatamente a quella della mamma che lo accoglie così: "Eri distratto e ti sei sbagliato, non è vero?"
Il mattino seguente Piero arriva al nido stringendo nella mano un piccolo orsetto di peluche tutto spelacchiato. L'educatrice coglie la situazione per dirgli: "Che bel regalo! Te lo ha fatto la mamma! Mostramelo. Piero se lo tiene invece sempre più stretto. E' la signora che interviene scusandosi: "Non c'è stato verso di fargli portare via un peluche più decente. Ha voluto a tutti i costi quel coso brutto e vecchio. Questi figli!"
E Piero adesso, con quell'orsetto spelacchiato che non lascia mai, si avventura da solo alla scoperta del nido e dei compagni. Trascorre così dei momenti sempre più lunghi senza cercare con lo sguardo la mamma. Finché al quinto giorno di nido la madre lo saluta, lo bacia, e se ne va al lavoro.
Piero piange quando si accorge che la sua mammina non c'è più, anche se viene subito accolto dall'educatrice che, guidando la manina che tiene il peluche, glielo passa più volte sulle guance accarezzandolo ed il bambino ritorna a giocare. A metà mattina squilla il telefono: è la Signora. Tutta preoccupata ed angosciata chiede: "Sta piangendo? Gioca? È sereno?". Viene rassicurata che Piero se ne sta buono e tranquillo con l'educatrice,
E la madre: "Non ci credo, lo fate per tenermi buona e per non farmi preoccupare!


In collaborazione con Francesco Berto

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.