Intervista a cura di Laura d'Orsi.
Mio figlio Gianmarco di 4 anni è un bambino molto sensibile e, per questo, è sempre “troppo”: “troppo contento”, “troppo emozionato”, “troppo stanco”...e persino “troppo arrabbiato”! Quando è contrariato ha spesso delle reazioni esagerate e non è sempre facile riuscire a bloccarlo per tempo e così inscena delle vere e proprie crisi di rabbia”.
Molti bambini esprimono in modo fisico la loro contrarietà. E iniziano presto: già un neonato può manifestare la sua rabbia se ad esempio, durante la poppata, il latte non defluisce come desidera. A un anno può prendersela perché non riesce a camminare; più avanti perché la mamma non lo accontenta. E spesso i genitori non sanno come comportarsi.
Dottoressa Scalari, perché i bambini hanno crisi di rabbia anche molto intense?
I bambini fanno molta fatica a capire che la realtà ha dei limiti, pensano che per loro è tutto possibile, e più sono piccoli e più hanno questa sensazione. Quando si scontrano con l’impossibilità di dominare il mondo si sentono invece vulnerabili e impauriti. È una sensazione di vuoto che viene riempiendosi con il sentimento della rabbia. E questo impulso li fa sentire nuovamente forti e potenti.
Possono esserci anche delle cause particolari?
A provocare queste reazioni non è solo il senso di impotenza. A volte c'è una causa che disturba l’equilibrio del bambino. Può essere la nascita di un fratellino, la separazione dei genitori, un trasloco. Ma anche l’inserimento alla scuola materna, che può creare tensioni con i primi rapporti sociali e con nuove regole da imparare, o il fatto che la mamma riprenda a lavorare. Sono tutti cambiamenti che un bambino può far fatica ad accettare, perché da queste situazioni sente di perdere qualcosa. E non sempre riesce a esprimere il suo disagio con le parole.
Come vanno affrontati questi momenti?
È importante che i genitori non rispondano con scenate e prove di forza, altrimenti si insegna al piccolo che per frenare le sue esplosioni ci vuole una rabbia ancor più grande. E questo rischia di innescare un circolo vizioso da cui poi è difficile uscire. Non si deve però proibire al bambino di esprimere le sue emozioni, anche se sono negative. Infatti, solo provando questi impulsi aggressivi può imparare col tempo a controllarli. Ma si deve porre un limite.
Come farlo?
Può andare bene lasciare che il bimbo urli la sua rabbia, ma non permettergli che lanci oggetti o alzi le mani. In questi casi è giusto riprenderlo con voce ferma, eventualmente anche trattenendolo fisicamente. I bambini si devono sentire contenuti in questi momenti, perché possono essere spaventati dalle loro stesse reazioni e da ciò che provano. E passata la crisi, mamma e papà dovrebbero parlare con lui, se è già abbastanza grandicello, chiedendogli se c’è qualcosa che non va. Ma il modo migliore per insegnargli ad affrontare la rabbia è l’esempio. Se i genitori si arrabbiano e riescono a superare la collera, anche il bambino imparerà a vivere in modo positivo le proprie emozioni e a non averne paura.
Quando un bambino è in grado di gestire meglio la rabbia?
Quando capisce che la realtà ha dei limiti e che bisogna imparare a sopportarli. Di solito questa consapevolezza si raggiunge prima dell’adolescenza, intorno ai nove, dieci anni. Compito dei genitori è accompagnare il piccolo in questo percorso e il modo migliore è tradurre il sentimento del bambino, anche se molto piccolo, in parole. Ad esempio, dicendogli: “sei arrabbiato perché inciampi spesso: ma non preoccuparti, adesso riproviamo insieme”.
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