A cura di Laura d'Orsi, giornalista.
Tempo di vacanze e, per le coppie separate, tempo di spartirsi il tempo libero con i figli. Cambiano i ritmi quotidiani, si allungano le distanze e la lontananza dall'altro genitore, che magari rimane in città. Gestire la situazione non è sempre facile: il tema vacanze spesso riaccende conflitti mai sopiti del tutto, e i figli diventano oggetto di contesa.
Dottoressa Scalari perché proprio la vacanza diventa motivo di discussione tra le coppie separate?
Perché si rompe un equilibrio consolidato durante il resto dell'anno e subentrano dei fattori nuovi, che possono destabilizzarlo. Il primo è, banalmente, la distanza.
Il fatto di essere lontani, magari molti chilometri, dà la sensazione a chi rimane di perdere il controllo della situazione, di non poter intervenire, di essere tagliato fuori e questo per giorni e giorni. La seconda “complicazione” è la presenza durante la vacanza di un eventuale nuovo compagno del genitore.
In questo ultimo caso che meccanismo si innesca?
Anche se il nuovo partner è già stato presentato al figlio e lo ha frequentato durante il resto dell'anno, il timore, più o meno inconscio, del genitore che rimane a casa è che il bambino possa affezionarsi troppo a lui. Scatta così una competizione con questa nuova figura e con la coppia che è in vacanza: “starà meglio con loro che con me”, “si affezionerà di più al nuovo compagno che a me”, “con loro farà cose divertenti che con me non fa” e via dicendo. Questi timori difficilmente vengono ricacciati e superati e si manifestano sotto forma di ripicche, di lamentele, di puntigli irragionevoli. Ci si attacca a ogni pretesto: il cibo, gli orari, lo stile di vita, tutto pur di far sentire l'altro inadeguato e far pesare la situazione. In realtà il vero motivo di questo atteggiamento è un senso di inferiorità e la paura di perdere l'affetto del proprio figlio.
Come vivono i bambini queste tensioni?
Anche se non lo danno a vedere, per loro sono conflitti laceranti. Si sentono in colpa verso il genitore che rimane a casa. Non solo: spesso si fanno carico di tacere, non gli raccontano le piccole trasgressioni e non dimostrano il loro entusiasmo per non farlo soffrire. Non gli fanno capire che si stanno divertendo e che si trovano bene nonostante la sua assenza, perché intuiscono che così facendo, i genitori litigheranno più facilmente. Ma questo è un fardello troppo pesante per un bambino da gestire.
Come bisognerebbe comportarsi allora?
Chi rimane a casa deve lasciare spazio all'altro genitore. Non è la fine del mondo se il bambino per qualche giorno mangerà in modo diverso o dormirà un'ora in meno. Le normali raccomandazioni sono lecite ma l'ostruzionismo crea solo inutili tensioni. Bisogna chiedersi perché si prova tutta questa negatività. La risposta spesso è che non si è ancora elaborata la rabbia e la delusione per il fallimento del proprio progetto familiare.
E il genitore che parte con il bambino?
Anche lui ha un compito importante, che è quello di far sì che il figlio mantenga sempre un contatto con l'altro genitore, lo chiami e lo renda partecipe di quello che sta vivendo. E' una buona idea anche scegliere insieme al bambino un regalino da portare a chi è rimasto a casa, fargli sentire che non è stato dimenticato. I figli non sono responsabili degli errori degli adulti e trascorrere una vacanza felice è un loro diritto.
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