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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
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    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
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    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Scritti

Presto si torna a sedersi sui banchi di scuola. I ritmi cambiano. Finisce il tempo vuoto dell'estate riempito da giochi, escursioni, amici, chiacchiere e.. qualche compito per casa. Adesso è il tempo della scuola ad occupare la giornata.
Ma non solo. Rimane un tempo libero che, proprio perché la scuola italiana è fondata sul lavoro cerebrale e poco o niente sulla valorizzazione del corpo, dell'attività fisica, del gioco all'aperto viene frequentemente occupato da attività di tipo motorio.
Ai bambini e ai ragazzi fanno bene (contrastano l'obesità dilagante dovuta al poco spazio di movimento e li rendono meno impacciati) e piacciono (rompono lo stile di lavoro scolastico basato sul profitto e distraggono). Sono dunque un'occasione per speriementarsi in abilità che, spesso, la scuola non premia.

Leggi tutto: Crescere nel tempo libero

Gli adolescenti di oggi sono davvero belli.

Sì sono proprio affascinanti esteticamente. Certamente i loro look sono interessanti, curati, studiati in quanto i giovani di oggi non si infagottano mai in abiti senza stile. Di sicuro ognuno ha la sua inclinazione, ma tutti hanno nel corpo e nel vestito un’impronta che incuriosisce, crea ammirazione e lascia meravigliati. Non sono quindi mai anonimi. E in questa ricerca del bello il più delle volte curano l’alimentazione, la pelle, la forma fisica, l’immagine. E inevitabilmente ne escono giovani e conturbanti corpi da esibire con orgoglio e, per i più avanti nell’età, da guardare con invidia.

Ma quelli di oggi sono anche dei ragazzi con tante opportunità culturali.

Conoscono il mondo perché viaggiano sia come turisti sia come navigatori nel web. Visitano ambiti lontani e si confrontano con realtà multiformi. Quindi sono curiosi e, si sa, la curiosità anima l’esistenza, crea energia positiva, mette in moto progetti inediti. Sono, come sempre, dei sognatori, ma adesso possono sognare in grande poiché hanno molte chance. Possono accedere al sapere, all’informazione, alla filmografia e alla musica senza limiti. Tanto che ascoltano con stupore il racconto dei loro nonni che collezionavano qualche disco in vinile comperato con tanta fatica e tanto sacrificio. Oggi basta scaricare e tutta la musica che vogliono è lì per loro.

Leggi tutto: Belli e Possibili

Conoscere quali sono i meccanismi profondi e inconsci che portano un figlio a maturare una sua identità sessuale, aiuta a comprendere meglio cosa sta attraversando.


Osserviamo il cammino di un figlio maschio all’inizio dell’adolescenza. Il ragazzo si trova a lottare con il desiderio edipico di unirsi alla madre. E quindi diviene fondamentale la presenza fisica del padre che funge da barriera protettiva in quanto è lui che ha un legame esclusivo con la moglie.

La paura attraversa la realtà umana poiché ne sottolinea la fragilità, l’esposizione cioè alla catastrofe esterna ed interna.
La vita psichica è vulnerabile, e può sempre collassare.
Il corpo è mortale, e può sempre ammalarsi.
Ma è sempre stato dei giovani negare tale dolorosa precarietà della vita. E’ tipico dei ragazzi infatti glissare sul contratto a termine che l’esistenza stipula con ciascun essere umano.
Eppure oggi gli adolescenti sono molto spaventati.

Leggi tutto: Io non ho paura

Il distacco del preadolescente dalla famiglia chiede ai genitori di riposizionarsi come coppia che guarda con compiacimento al nuovo individuo che sta prendendo forma nella loro casa.
Il ragazzo, che sta scoprendo il suo interesse per i rapporti che vive all'esterno della famiglia, ha dunque bisogno di ricevere dai suoi adulti di riferimento una diretta prova dell'importanza del vincolo tra le persone.

Estate. Sole cocente, acqua invitante, pinete ombrose, freschi sentieri, rifugi ospitali, splendidi viaggi... Per i ragazzi l’estate rappresenta un tempo vuoto, libero, gioioso. E’ un’epoca per fare nuove scoperte, inedite esperienze, avventurose perlustrazioni. E’ una parentesi per nuovi incontri, amori, amicizie.
E’ con queste promesse nel cuore che gli adolescenti, da sempre, iniziano il tempo delle vacanze estive. Lasciati i banchi di scuola li aspettano tante novità.
C’è chi ritorna nel medesimo posto di villeggiatura proprio per ritrovare la vecchia compagnia. Quella con cui si è cresciuti insieme tra onde marine o gite in quota. Ma ogni anno l’appuntamento fa ritrovare i vecchi amici più grandi, adulti, interessanti. Ed allora nascono amori, si rinnovano, promesse, si dà il via a storie lasciate in sospeso. I luoghi sono i medesimi, ma gli stati d’animo, le attività, le conoscenze reciproche cambiano. Ognuno fa a gara per mostrarsi “cresciuto” e i genitori si trovano contenere o assecondare ogni anno nuove richieste di libertà dal controllo degli adulti.

Leggi tutto: Tempo d'incontri

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.