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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
  • Renata ha scritto Altro
    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
  • Marcella ha scritto Altro
    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Paola Scalari ha scritto Altro
    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Domenico ha scritto Altro
    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Scritti

cover

REPRIMERE GENERA SOLO ULTERIORI PENSIERI CATTIVI,
MA ASSOLVERE CON NONCURANZA ABBANDONA AI MOSTRI INTERIORI.

Lo sport può andare controvento per vivere un'esperienza diversa da quella dove è nata la propria sofferenza.

Paola Scalari

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Alcuni ragazzi e ragazze arrivano allo sport, spesso in modo silenzioso, carichi di una sofferenza anche pesante, che ha preso forme nell'età infantile in famiglia o a scuola o nel tempo libero delle amicizie. Storie di solitudine relazionale, ansia da prestazione e successo, rifiuto di se stessi, scatenata aggressività. Se non è attenti tale sofferenza, quando questa irrompe nello sport può aggravarsi in modo drammatico fino a bloccare ogni interesse per lo sport, ogni apertura al fare squadra con conseguente aumento dell'aggressività, ma anche ogni disponibilità a pensare, immaginare, desiderare. Allo sport queste situazioni chiedono di inventarsi come "esperienza alternativa", in modo che i ragazzi e ragazze possano trovare le forze per andare controvento rispetto alloro vissuto di sofferenza.

Leggi tutto: Juvenilia - Cattivi ragazzi/4

juvenilia

La Rivalità è un sentimento delicato e con Delicatezza va usato dagli adulti

La competizione nello sport è forza creativa se non degrada in violenza verso di sé e gli altri

Paola Scalari

Lacerazioni di affetti, amicizie che si rompono, rapporti che si spezzano, solitudini interiori che nessuno riesce a capire ...
Ci vogliono occhi nuovi per vedere queste cose. (don Tonino Bello)

I ragazzi, esposti a competizioni troppo impegnative per la loro età, rischiano di perdere il senso di realtà.
Nello sport la sfida è con se stessi, con i limiti del proprio corpo e con il piacere di portarlo al suo potenziale massimo. Il metterlo poi in competizione con quello degli altri ha senso solo stando dentro alle regole. Il rispetto delle norme permette, infatti, di salire sul podio sentendosi davvero speciali. Tutti gli altri modi per emergere sono solo apparenza.

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Leggi tutto: Juvenilia - Cattivi ragazzi/2

Il limite crea curiosità

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I bambini fanno domande poiché non possono rinunciare a comprendere la realtà che li circonda e la realtà che li abita interiormente. Si vedono esclusi dal sapere e desiderano entrare nel caos del mondo, a se stessi e agli altri per dar loro un ordine, conoscere e conoscersi.
È dunque il sentimento di estromissione che muove - in modo naturale - il bisogno di poter dominare l'ignoto attraverso l'anelito verso la conoscenza.

Leggi tutto: Cooperazione Educativa - Il senso della vita.

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Se l’oggetto di lavoro sono i legami familiari

«Vorrei che mia madre mi volesse di nuovo a casa con lei perché altrimenti non saprà mai cosa vuoi dire avere un figlio.» (da La voce dei bambini, in Berto F., /I bambino in pezzi, la meridiana, Molfetta 2014)
«Non si tratta di capire tutto, ma di intendersi all'ascolto di una polifonia alla quale prendiamo parte. Come in una corale.»
(René Kaes, La parole e il legame. Processi associativi nei gruppi, Boria, Roma 1996)

Leggi tutto: Come sostenere la genitorialità incompetente

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DIETRO RAGAZZI CATTIVI
CI SONO CATTIVI EDUCATORI
Allenatori e dirigenti che si misurano con la paura che rende violenti i ragazzi

Paola Scalari

Tu sei l'arco che lancia i figli verso il domani. (Khalil Gibran)

I ragazzi più si sentono soli, senza guida, senza regole, senza stop più sentono crescere dentro di loro l'impossibilità di contenere i sentimenti negativi. In realtà, più o meno consapevolmente, essi cercano chi svolga questa funzione di contenimento e, spesso, "provocano" proprio affinché chi è adulto dica: "Adesso basta!" .
Per essere di aiuto quel confine, però, deve essere posto senza furia, senza mortificazioni, senza brutalità, poiché deve rappresentare l'interesse amorevole verso i ragazzi. Ma bisogna intervenire prima che il tiro sia così alto che quanti comunicano con i ragazzi - a scuola, in famiglia, nello sport ... - perdano la testa e alla violenza rispondano con violenza.

 

Con passo risoluto il padre di Lorenzo, uomo calvo e possente, si allontana dalla piccola e disadorna sala dove l'allenatore del figlio lo ha convocato. l'uomo sbatte con un colpo secco la porta della palestra e, salito in auto, parte facendo stridere sull'asfalto traslucido le ruote della sua "Giulietta': In macchina rievoca la scena appena accaduta.

Leggi tutto: Juvenilia - Cattivi ragazzi/3

3Juvenilia015

CHI EDUCA NON PUO RISPONDERE ALLA CATTIVERIA
CON LA CATTIVERIA, SPERANDO CHE ESSA GENERI AMORE


Non sospendere mai l'azione educativa
a fianco dei ragazzi più difficili
Paola Scalari

Leggi tutto: Juvenilia - Cattivi ragazzi/1

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.