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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
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    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
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    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Scritti

Le parole dei piccoli raccontate da Francesco Berto

Comincio subito con Marco, un bimbo estroverso di sei anni o giù di lì, che racconta:
“All’asilo mi comporto male perché faccio lo sgambetto a Giorgia che cade per terra facendosi sangue ad un ginocchio, calcio il pallone sopra il tetto della scuola e scarabocchio con il pennarello il disegno del mio amico Simone che invece di ridere per lo scherzo diventa mio nemico e fa la lotta con me.
La maestra ci vede e ci castiga tutti e due.
Quando il papà viene a prendermi  mi chiede: -Sei stato bravo e buono?-.
Io penso di dirgli di no, ed invece divento un bambino automatico che gli dice di sì per accontentarlo.
E si vede che è felice della mia risposta perché prima mi accarezza la testa e poi mi bacia”.

Marco racconta una bugia per vendersi come quel figlio bravo e buono che il padre vuole che sia, in modo da impedire al genitore di rifiutarlo.
La bugia allora la racconta più a se stesso che al genitore!
Non vi pare?

Leggi tutto: Parole Inutili

Mamma e papà devono prendere una decisone importante: mandare o non mandare il loro piccino al nido.
Prima della sua nascita entrambi i genitori non avevano alcun dubbio: il loro figlio sarebbe andato al nido. Ora che lo stringono tra le braccia e sentono quanto il bebè sia attaccato a loro, si fidi delle loro braccia, voglia stare solo con mamme e sia felice solo con papà, avvertono invece che devono ripensare alla scelta fatta in precedenza.

Leggi tutto: Al Nido - Il primo distacco

Adolescenti e famiglie alle prese con nuovi scenari familiari

Tommaso va dicendo: “Sapessi quanto è bello imparare a comunicare con gli altri e raccontare loro quello che senti. Sapessi quanto sono contenti i genitori quando tu parli… Quando vorrai qualcosa allora sforzati, insisti per farglielo capire,... non lasciar perdere…”. (dall’archivio di F. Berto)


Il futuro non è più un diritto, una certezza, una realtà prevedibile.
Il futuro, allora, va costruito.
La crisi che stiamo attraversando implica questa consapevolezza che sta a noi determinare come esso sarà.
E per costruirlo ognuno dovrà abbandonare l’idea di accaparramento delle risorse a proprio favore per comprendere che il suo domani dipende anche dallo stato di benessere dell’altro.

Leggi tutto: Il coraggio del futuro

Ogni mamma dopo il parto aspetta con apprensione la montata lattea. Si chiede se il suo latte arriva, quando sgorgherà, come sarà. Quasi tutte le mamme vogliono oggi allattare i loro neonati poiché sanno che il nutrimento materno dà una assoluta garanzia di compatibilità con le caratteristiche del loro bambino.
Sperano allora, con trepidazione, che il latte arrivi e che il bambino sia felice di nutrirsi attaccandosi al loro seno.

Leggi tutto: Allattamento - Sguardi seducenti

L'arrivo di un figlio sconvolge le abitudini familiari. Per mamma e papà ci sono stati nove mesi per prepararsi accompagnati da nonne e zie sollecite, ma ancor più da amiche che hanno già affrontato e superato questa esperienza. Anche ostetriche e psicologi, qualora si partecipi al "percorso nascita" presso l'ospedale o presso centri specializzati, hanno dato suggerimenti e consigli. Non sono poche nemmeno le riviste specializzate lette e sfogliate e, in casa di ogni neo mamma e neo papà, non mancano libri sull'argomento.

Leggi tutto: Nascita - Imparare a conoscersi

Ogni bambino porta con sé la storia di due rami familiari che in lui si uniscono. Egli congiunge per sempre gli ascendenti del mondo materno con quelli del mondo paterno.
E se questo è vero per il legame di sangue che lui incarna, è vero anche per l'intreccio emotivo che lo circonda
Ogni genitore sa quanto è importante avvertire che il proprio figlio venga accolto, amato, considerato anche dai suoi parenti.
Per questo s'industria a "presentarlo" pubblicamente.

Leggi tutto: I parenti - Costruire facilitare il senso di appartenenza

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.