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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
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    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
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    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
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    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
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    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Scritti

Scalari: vorrei esplorare la tua esperienza scolastica dal punto di vista professionale. Cosa ti viene in mente?

Fare scuola, essere un maestro, vivere con i bambini ha dato un senso alla mia esperienza lavorativa. Nella mia lunga carriera le storie legate alla mia professione sono davvero tante.

Sono quelle di una esistenza intensamente vissuta e di un'esperienza sempre in evoluzione.

Ora i ricordi fanno affiorare stati d'animo un po' annebbiati dal trascorrere del tempo, calmati dall'età che avanza, resi indolori dalla morte che preannuncia il suo arrivo.

Tuttora però se penso ai miei scolari mi commuovo.

Leggi tutto: Intervista a F. Berto - Il Maestro

titolo

 

Non si può proporre agli atleti se come adulti non si ricerca.

Nuove forme di condivisione che pongono al centro la scelta di condividere un'impresa comune per i giovani.

 

Gli adulti che si occupano della crescita di ragazzi e ragazze, sia all'interno di associazioni sportive sia durante le attività ginniche e ludiche, vorrebbero che essi facessero squadra, cooperassero, sapessero rispettare i compagni. Desiderano cioè creare un collettivo coeso e disciplinato.

Questo però è un sogno che si realizza se tra famiglie, società e tecnici si crea un clima di collaborazione all'insegna del rispetto dei ruoli, delle funzioni e delle posizioni.

Leggi tutto: Juvenilia - Lavorare insieme tra adulti

Scalari: raccontaci le tue esperienza come maestro

La memoria mi porta lontano nel tempo. Siamo negli anni '50.

Un'aula fredda e umida. Anzi era solo una stanza adiacente ad una stalla. La stufa a legna arde scoppiettando e produce tanto fumo e poco calore. La legna arriva con gli alunni. Ognuno con un ceppo in mano. Allora c'erano tanto freddo e tanta miseria nel polesine, ma la scuola cominciava a diventare un'opportunità per i bambini. Quasi tutti i genitori li facevano frequentare.

Era già una grande novità nell'Italia del dopoguerra ancora analfabeta.

Leggi tutto: Intervista a F. Berto - La classe come luogo di vita

Rompere catene intergenerazionali

Come intervenire in mondi familiari fragili

 

logo-animazionesociale

 

In Italia -più che altrove- la disuguaglianza è trasmessa per via intergenerazionale. Questa catena che lega in modo problematico genitori e figli si può interrompere investendo in politiche educative a sostegno dei nuclei più fragili.

Le esperienze pomeridiane alle quali è dedicata l'inchiestanelle quali i ragazzi sono aiutati in gruppo a crescere e le loro famiglie ad acquisire fiducia e competenze - sono un dispositivo cruciale in questa direzione. L'articolo intende argomentare perché il codice educativo sia il cuore di ogni intervento di tutela e sostegno dei minori e delle loro famiglie.

Fare psicoterapia è il mio lavoro principale. È quindi l'attività professionale che, con continuità, porto avanti da metà degli anni '70. Tuttavia, ascoltando i pazienti nel lettino, ho sempre pensato che fosse importante aiutare i bambini a crescere, maturare ed evolvere.

Leggi tutto: A.S. - Rompere catene intergenerazionali

intervista di Paola Scalari al Maestro Francesco Berto

Sui banchi di scuola

Scalari: Francesco, il tuo essere stata un alunno in che modo ha contribuito al tuo divenire un maestro?

Sono stato sia un alunno bravo che un alunno ritenuto incapace. Quindi ho vissuto sulla mia pelle sia la fatica del Lodevolissimo che l'angoscia del Sei un allievo senza nessuna competenza.

E ho capito che entrambe queste posizioni fanno stare male.

Così la mia scuola è una scuola senza giudizi. Ognuno dà per quel che è capace e tutto ciò che viene prodotto ha un suo valore.

Leggi tutto: Intervista a F. Berto - Questa scuola s'ha da fare

Intervento pubblicato nel Libro

Affido-Cover

 

Vincoli e svincoli.

Gruppi in supervisione

di Paola Scalari

 

FINALITÀ

Operare nell'ambito dell'affido e della solidarietà familiare significa tenere a mente più contesti e questo comporta avere una conoscenza della dinamica intergruppale e intragruppale. Proprio per questo ogni professionista che si occupa delle famiglie affidatarie avverte l'utilità di poter sviluppare la conoscenza delle vicissitudini emotive che attraversano sia il processo collettivo sia le strutture vincolari che collegano più gruppi. La supervisione-formazione è quindi fondamentale che avvenga in un gruppo coordinato da un esperto che sappia integrare il sapere sull'affido familiare, quale espressione di una genitorialità sociale, con il sapere sulle dinamiche dei gruppi, quale conoscenza dei meccanismi interpersonali.

Leggi tutto: Mi Affido, Ti Affidi,...

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Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.